Sanità Lombardia: cambiano i vertici, restano i problemi

Nonostante gli avvicendamenti degli ultimi tempi, il sistema di prenotazione dei vaccini anti-Covid registra forti criticità.

La Regione Lombardia è alle prese con notevoli difficoltà dall’inizio dell’emergenza coronavirus, sia per l’impatto che il virus ha avuto in questo territorio sia per una gestione ritenuta da molti non all’altezza né della gravità della situazione né di una Regione che si presenta come un’eccellenza del sistema italiano. Per far fronte a questi problemi la Regione da un lato si è rivolta a Guido Bertolaso, affidandogli il ruolo di consulente, dall’altro ha provveduto a sostituire alcuni dei più importanti dirigenti politici e amministrativi del settore sanitario, rivolgendosi a Letizia Moratti per ricoprire il ruolo di assessore al Welfare. I problemi, però, sono riemersi quando il sistema di prenotazione dei vaccini anti-Covid ha registrato forti criticità.

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Ad oggi i principali responsabili politici della gestione dell’emergenza in Lombardia sono il presidente Attilio Fontana, l’assessore alla Protezione civile, Pietro Foroni, e l’assessore al Welfare, Letizia Moratti. A questi vanno aggiunti Guido Bertolaso, nominato da Fontana consulente della Regione per la gestione dell’emergenza, e Davide Caparini, che in qualità di assessore al Bilancio ricopre un ruolo centrale in tutti i settori di spesa della Regione. Ma anche i responsabili amministrativi sono figure importanti. Primi tra tutti Giovanni Pavesi, direttore generale del Welfare, e Roberto Laffi, direttore generale del Territorio e della Protezione civile. Alcune di queste figure sono in carica dall’inizio della consiliatura. Altre invece sono state nominate di recente e hanno sostituito le persone in carica durante la prima fase dell’emergenza.

All’inizio della consiliatura al vertice politico della sanità lombarda sedeva Giulio Gallera, che già ricopriva l’incarico di assessore al Welfare con la precedente Giunta, guidata da Roberto Maroni. Proprio con il cambio di Giunta, al vertice della direzione generale Welfare è stato nominato Luigi Cajazzo, che fino a quel momento era stato alla guida dell’Istituto nazionale dei tumori. È a loro che è toccato il difficile compito di affrontare i primi mesi della pandemia.

Di norma la durata in carica dei vertici amministrativi è legata a quello della consiliatura. Tuttavia a giugno 2020, Cajazzo ha lasciato l’incarico di direttore generale per assumere il ruolo di vice segretario generale. Una posizione certo importante, ma sicuramente esposta rispetto alla precedente, in particolare in un momento di crisi sanitaria. I dirigenti di vertice sono nominati dalla Giunta regionale, e dunque la responsabilità della scelta ricade in primo luogo sul presidente. Tuttavia è evidente che l’assessore con delega alla direzione generale oggetto della nomina è di solito il membro della Giunta più coinvolto in questa decisione. Si può dire, quindi, che siano stati Fontana e Gallera a scegliere Marco Trivelli come nuovo direttore generale al Welfare.

Di lì a poco, però, anche il vertice politico della sanità lombarda cambia. A gennaio 2021, infatti, Letizia Moratti prende il posto di Gallera come assessora al Welfare, aggiungendo a questo incarico quello di vicepresidente della Regione. Probabilmente è proprio a seguito di questo cambio politico che, dopo appena un mese dall’arrivo di Moratti, Trivelli lascia il suo incarico e al suo posto viene nominato Giovanni Pavesi. Si tratta del terzo direttore generale del Welfare in appena otto mesi.

Nonostante i recenti cambi al vertice e i molti esponenti politici di punta impegnati nella gestione dell’emergenza, è ad altri che è stata attribuita la responsabilità per i gravi errori commessi nella campagna vaccinale. In particolare, le accuse si sono concentrate su Aria Spa e hanno portato Fontana prima a rescindere il contratto e poi a chiedere le dimissioni del consiglio di amministrazione. Una decisione su cui hanno sicuramente pesato le dure critiche provenienti da esponenti anche eccellenti del Centrodestra nazionale e lombardo.

E in effetti Aria è un’impresa privata, che tuttavia è partecipata al 100% dalla regione Lombardia. Aria Spa è stata creata nel 2019 dall’attuale giunta regionale unendo a Lombardia Informatica altre società partecipate della Regione. La proposta di legge con cui è avvenuta la fusione è stata presentata prima in Giunta e poi in consiglio regionale da Fontana, di concerto con l’assessore al Bilancio, Davide Caparini, considerato da molti il vero ideatore della società.

I membri del consiglio di amministrazione di Aria a cui Fontana, dopo questa vicenda, ha chiesto le dimissioni, sono stati tutti nominati dall’attuale Giunta regionale, come anche il segretario generale, l’unico rimasto in carica. È vero che Aria ha ereditato il consiglio di amministrazione di Lombardia Informatica e che due componenti attuali sono stati in origine nominati dalla Giunta Maroni. Tuttavia si tratta sempre di una giunta di Centrodestra, con alla guida un presidente leghista. Inoltre anche Rovera e Ganci, dopo la prima nomina da parte di Maroni, sono poi stati confermati dalla Giunta Fontana.

Ma il problema non è solo di un società magari creata male e al cui vertice sono forse state nominate le persone sbagliate. Infatti è sempre la Giunta regionale che il 24 febbraio scorso ha deciso di assegnare ad Aria Spa la gestione del sistema informatico per la prenotazione dei vaccini, nonostante l’opzione di appoggiarsi a Poste Italiane fosse già allora disponibile anche se non nei tempi strettissimi richiesti dalla Regione. L’offerta economica proposta da Aria dunque era decisamente consistente, tant’è che di recente la stessa Moratti ha affermato che il costo del servizio debba essere rivisto al ribasso.

Lo stretto intreccio tra politica, dirigenti amministrativi e consiglio di amministrazione di Aria, inoltre, non sembra aver giovato a una chiara comprensione di quello che l’azienda partecipata poteva offrire alla Regione in termini di costi, efficienza ed efficacia della propria azione. È interessante notare come la delibera di Giunta che ha approvato la decisione di affidare ad Aria la gestione del sistema di prenotazione dei vaccini sia stata firmata da Fabrizio De Vecchi, direttore centrale degli Affari istituzionali della Regione. De Vecchi, oltre a ricoprire un ruolo importante nella dirigenza della Regione, fino a poco prima di firmare la delibera sedeva anche nel consiglio di amministrazione di Aria. Certo si trattava di un incarico che ricopriva proprio in quanto dirigente della Regione e per il quale non era retribuito.

Resta il fatto, però, che sono stati i vertici politici che hanno nominato i dirigenti di Aria, insieme ai vertici amministrativi regionali che hanno partecipato alla dirigenza della società, a decidere che l’opzione migliore fosse assegnare alla partecipata dalla Regione un compito così importante. Scaricare, il giorno dopo il fallimento, tutta la responsabilità sul consiglio di amministrazione di Aria, come fosse un soggetto terzo che non si è dimostrato all’altezza, sembra dunque un modo per sfuggire a una responsabilità più generale. Peraltro non risulta che saranno sostituiti i vertici operativi della società. Quanto al Cda di Aria, era comunque in scadenza, e inoltre è rimasto al suo posto il direttore generale Gubian, assumendo in aggiunta il ruolo di amministratore unico.

Redazione Nurse Times

Fonte: Openopolis

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