Secondo i dati riportati dall'Associazione per la Lotta all'Ictus Cerebrale (ALICE), in Italia sono più di 700.000 le persone colpite da questa patologia.
L’uso della risonanza magnetica con immagini pesata in diffusione (DWI) può identificare infarti nel 30%-50% dei pazienti con TIA (Attacco Ischemico Transitorio).
Le attuali linee guida dell’American Stroke Association raccomandano la RM con imaging pesato in diffusione (MRI with diffusion-weighted imaging, MRI-DWI) per i pazienti colpiti da TIA/ictus minore.
Nello studio, finanziato dal Department of Veterans Affairs, Health Services Research & Development Service, Stroke Quality Enhancement Research Initiative, è stata valutata la frequenza di utilizzo della risonanza magnetica e predittori di prestazioni MRI.
Arruolati 7.889 pazienti colpiti da TIA/ictus minore e analizzati per l’utilizzo della diagnostica per immagini entro 2 giorni dalla presentazione.
i risultati sono stati che:
La risonanza magnetica (RM) è oggi l’esame radiologico più importante in neurologia.
Visualizzare un disturbo cerebrale ancora reversibile (RM a diffusione) o visualizzare un deficit di perfusione (RM a perfusione) può essere indicativo per la scelta di adottare come strategia terapeutica la somministrazione precoce di terapia trombolitica.
L’eziologia dei TIA così come quella dell’ictus cerebrale è variabile; le cause più comuni sono la genesi cardioembolica, la patologia dei piccoli vasi intracranici l’aterosclerosi dei grossi vasi extracranici, e in misura minore dei vasi intracranici,. Altre cause meno comuni possono essere le vasculopatie infiammatorie croniche (ad es.: LES, artrite reumatoide, sarcoidosi), TIA in pazienti emicranici o in pazienti portatori di disordini ematologici o neoplasie.
Quindi in definitiva ad una risonanza magnetica (RM) l’infarto determina un segnale di intensità aumentata in T2 e se all’esame strumentale viene associato un attento esame clinico ed anamnestico si abbattono drasticamente le percentuali di un aggravio clinico o di un postumo insulto cerebrovascolare.
CALABRESE Michele
Fonte:
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