#RIDOTTIALLOSSO: l’indignazione di Infermieri In Cambiamento

Riceviamo e pubblichiamo una nota del movimento infermieristico sui temi dei salari ridotti e della carenza di personale.

Una premessa: Infermieri In Cambiamento è un movimento unitario extra-ordinistico ed extra-sindacale che intende aumentare la consapevolezza dei problemi della nostra categoria e del SSN tutto proponendo temi e iniziative condivise per uscire dallo stallo in cui versa questa professione. Sono giorni di fibrillazione per tutti noi, dopo i risultati dello studio della FNOPI che ha fatto emergere dati inquietanti: gli stipendi dei professionisti sanitari si sono ridotti così tanto che il nostro potere d’acquisto si è gravemente contratto. Gli infermieri, per effetto delle politiche di contenimento della spesa imposte dall’ UE allo Stato Italiano (tagli lineari, tetti di spesa, vincoli, commissariamenti), hanno dovuto rinunciare a 2.720 euro l’anno di spesa, i medici a 6.470 euro. Questi freddi numeri vogliono dire che tu, caro/a collega, hai dovuto rinunciare allo sport per i propri figli, alla pizza con gli amici, alle vacanze, in generale hanno dovuto accettare una qualità di vita inferiore. Ma c’è di più! I professionisti sanitari, infatti, oltre ad essere sottopagati, si sono ormai adattati a lavorare con numeri così risicati che, per far andare avanti il sistema, sacrificano sistematicamente i propri diritti. Immaginiamo che anche voi fate a gara a chi fa il turno più massacrante, a chi ha il più esagerato numero di ore straordinarie o a chi detiene il record dei giorni di ferie residue non godute! Medici e infermieri, anziché riacutizzare il conflitto sulle competenze avanzate trincerandosi nel proprio individualismo, hanno il dovere sociale di indignarsi UNITI poiché la de-capitalizzazione del nostro lavoro non risparmia nessuno. Con decapitalizzazione del lavoro intendiamo che il lavoro dei professionisti sanitari è visto come un costo da tagliare non come un capitale su cui investire per tutelare la salute dei cittadini poiché è il nostro lavoro (NON la tecnologia) il vero garante dell’ art. 32 della Costituzione. La decapitalizzazione del lavoro e il demansionamento sono due facce della stessa medaglia, e investono sia i medici che gli infermieri: i medici risultano impoveriti da un eccesso di burocratizzazione del lavoro e ridotti a meri “lineaguidari”, mentre gli infermieri sono diventati tutto fare, jolly da impiegare, sia per le competenze specialistiche più sofisticate, in luogo dei medici, sia per le competenze burocratiche più ordinarie, sia per le “competenze” (meglio dire compiti) più umilianti. Decapitalizzazione e demansionamento costituiscono problemi che, per essere affrontati, meritano una terapia con la T maiuscola. Una Terapia mirata da un lato a curare i sintomi ovvero mirata a contenere gli effetti di questi danni, più una terapia mirata a curare le cause di questi fenomeni ovvero un pensiero rivoluzionario per le organizzazioni del lavoro del SSN. È inutile continuare a discutere se sulle ambulanze devono esserci i medici o gli infermieri, è inutile polemizzare sulle competenze di uno o dell’altro mentre c’è un SSN che cade a pezzi sotto i colpi della de-capitalizzazione del lavoro! Immagini se davanti a un paziente critico, medici e infermieri dibattessero su quale medicazione applicare per un unghia incarnita mentre si dovrebbero sostenere i parametri vitali? Sarebbe follia! Eppure questo succede al di fuori delle nostre corsie. La nostra proposta è che gli Ordini di tutte le professioni, sindacati, dirigenti e docenti universitari intanto mettano da parte le diatribe interne e si adoperino per trovare una convergenza, un comune denominatore fondato su una base etica e su una morale di appartenenza ad un SSN inteso come patrimonio da preservare per le future generazioni dall’ ondata di privatizzazione che sta avanzando inesorabile. Urge incanalare l’indignazione in una campagna unitaria, di disobbedienza civile, garantendola con tutti i mezzi finanziari e legali necessari. Disobbedire civilmente vuol dire dissentire nella legalità, vuol dire applicare le norme che non risultano applicate nelle organizzazioni: i codici deontologici, i contratti di lavoro, i diritti del lavoro, i profili professionali, la L. 251/00 nonché l’art. 32 della Costituzione. Disobbedire non è solo rifiutarsi di essere complici del disservizio e subire il sopruso, ma è anche creare servizio. La nostra proposta è difendere gli organici con degli standard di organizzazione legali, fondati sull’evidenza scientifica, poiché riteniamo che difendere gli organici significa contrastare la decapitalizzazione del lavoro, dare posti di lavoro, combattere la precarietà,  ridurre il fenomeno del demansionamento e quindi garantire una risposta migliore ai bisogni di cura dei cittadini. Le risorse finanziarie per gli organici si trovano impegnandoci tutti in una lotta contro la teoria del costo zero, del pareggio di bilancio dello Stato, dei tetti di spesa, dei blocchi del turn-over e delle assunzioni. Disobbedire civilmente vuol dire smetterla di alimentare un conflitto orizzontale tra medici e infermieri, dirigenti e operatori per verticalizzarlo in una lotta che deve vederci tutti dalla stessa parte contro quella politica ridotta a mera esecutrice dei tagli imposti dall’ UE, per la salvaguardia della conquista sociale più importante. Riteniamo, inoltre, che le spese della disobbedienza debbano essere interamente a carico degli Ordini, dal momento che nelle loro casse entrano tanti soldi, finanziati dall’imposizione fiscale su professionisti, occupati e disoccupati. Discorso simile vale per i sindacati. La cabina di regia del dissenso civile deve essere una task force nazionale costituita da Ordini e Sindacati di medici e infermieri INSIEME con dentro anche esperti di organizzazione e giuslavoristi. Questa task force dovrà tutelare e sostenere gli infermieri e i medici nelle loro richieste, segnalazioni, denunce, nei loro ricorsi, in tutte le azioni di legittimità che intenderanno assumere, mentre noi con Infermieri In Cambiamento provvederemo prima alla creazione di una coscienza dei problemi di categoria, poi all’ aggregazione. Invece, per rimuovere alle radici le contraddizioni strategiche, proponiamo alla neo nata consulta delle professioni sanitarie di definire un progetto riformatore del SSN prevedendo la coevoluzione di tutte le professioni, la ricapitalizzazione il lavoro e l’emancipazione dei professionisti. L’indignazione è il primo passo per il cambiamento! Sfogala con noi, usando l’hashtag #RIDOTTIALLOSSO! Redazione Nurse Times
 
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