Fa bene al cuore, alla circolazione, ai polmoni, ai rapporti sociali e anche al sonno. Ridere è una specie di medicina, e molti studi lo confermano. Impariamo a ridere nella prima infanzia, con l’effetto di richiamare l’attenzione dei genitori e di attivare il sistema motivazionale dell’attaccamento-accudimento alla base di un pieno sviluppo cognitivo ed emotivo.
E ancora, la risata aumenta la portata respiratoria, garantendo una migliore ossigenazione e inducendo il rilascio delle endorfine, il nostro antidepressivo naturale. Ridere fa bene anche al sistema immunitario, riduce la percezione soggettiva del dolore e la produzione di cortisolo, ormone coinvolto nelle reazioni psicofisiche allo stress.
Favorisce inoltre la produzione di melatonina, responsabile della regolazione dei ritmi sonno-veglia, e migliora il tono dei muscoli del viso, delle spalle e dell’addome. Infine ridere fa bene alla vita di relazione di coppia, perchè serve ad allentare la tensione che spesso complica i rapporti e crea un clima di intesa e complicità che spiana ogni difficoltà. Insomma, meglio di una sessione di allenamento, meglio di un sonnifero, meglio di una seduta di psicoterapia.
“Ridere fa bene al cuore – ha spiegato -, e non è un modo di dire. I cardiologi hanno dimostrato scientificamente che ridere fa bene alla salute. Non solo le condizioni materiali, ma anche quelle spirituali o psicologiche influiscono sulla salute. Non è facile ridere molto, ma soprattutto in famiglia o sul lavoro bisognerebbe cercare di applicare l’ironia davanti a un problema. E’ così che si stempera. Ci proviamo tutti, ma riuscirci è difficilissimo. Una battutina che non offende o ferisce fa bene e alleggerisce le situazioni”.
Non tutti conoscono il passato da infermiere di Poretti: “Io ho fatto l’infermiere, ero addirittura arrivato a essere un caposala. Entrato come oss, ho scalato tutto lo scalabile, e quando sono arrivato a fare il caposala me ne sono andato. Ho lavorato in ospedali cosiddetti difficili, in oncologia e altri reparti simili. Dico che chi sta veramente male non ha tanta voglia di scherzare. L’importante è tenere compagnia, rispettando le varie situazioni, e quando si può si scherza”.
E sul luogo comune per il quale ogni comico nella sfera privata sia in realtà molto triste: “Una vena malinconica ce l’ho, ma non mi ritengo triste, come a volte si dice dei comici nella loro vita privata. Non mi capita tanto di ridere, forse perchè lo faccio per mestiere, ma ridere mi è molto difficile. Il mio socio Giovanni mi fa ridere qualsiasi cosa faccia, e quando ridi tanto è un buon segno. Di recente al Teatro Oscar abbiamo registrato una puntata del mio podcast. Con Aldo e Giovanni potremmo anche non vederci per dieci anni, ma sono certo che faremmo i rimbambiti per ore non appena ci incontriamo”.
E su un altro tema prettamente medico come l’ansia da prestazione: “Potrei fare un parallelismo tra il comico e il tifoso di calcio. Una pensa che all’inizio te la fai un pò sotto, ma poi ti passa. Invece non passa mai. Ultimamente mi sto cimentando da solo o con mia moglie in teatro: ogni volta c’è tanta ansia. Pensavo che invecchiando mi passasse, invece va sempre peggio. E per dire, la finale dell’Inter di Champions non l’ho vista”.
Redazione Nurse Times
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