L’insufficienza cardiaca è un quadro clinico patognomonico in cui più sintomi e segni concorrono, e, se individuati precocemente, permettono un chiaro e tempestivo inquadramento diagnostico/terapeutico. Essa riguarda circa il 2% della popolazione occidentale.
La necessità di poter indirizzare il paziente all’appropriato esame e alla corretta pianificazione assistenziale e terapeutica pone il professionista sanitario nella condizione di dover ricevere gli strumenti necessari a poter individuare, supporre o intuire il quadro di pump failure.
Nella pump failure (alias insufficienza cardiaca) l’attività di pompa del cuore risulta deficitaria e la debolezza con la quale espleta la sua funzione di spinta del sangue si ripercuote su tutti gli organi.
Quando si manifesta, il sistema circolatorio adotta dei meccanismi di adattamento e i danni multiorgano o locali si rivelano in funzione della qualità del danno alla pompa cardiaca e dalla durata del danno stesso (se non corretto precocemente diventa un danno cardiaco cronico!).
Le cause sono molteplici e ne ricordiamo ad esempio gli effetti tossici di alcuni farmaci, valvulopatie (acquisite o congenite), infezioni, pregresso infarto oppure reazioni avverse a medicinali.
I meccanismi fisiologici di adattamento sono numerosi; la sintomatologia che permette di individuare una insufficienza cardiaca è rappresentata da:
Tali sintomi possono presentarsi il più delle volte in associazione oppure isolati.
La terapia si basa essenzialmente sulla correzione della causa che ha generato lo stato morboso e sulla correzione, laddove possibile, degli stili di vita (alimentazione, attività fisica….). Dal punto di vista farmacologico le strategie puntano ad eliminare o ridurre le cause che possono far peggiorare il quadro clinico. Per cui ci si avvale di diuretici, vasodilatatori, cardioattivi, antiaggreganti (o anticoagulanti).
Purtroppo non tutte le strategie terapeutiche sopra descritte possono ripristinare, anche in parte, la presenza di un deficit cardiaco severo e cronico. In tal caso l’unico rimedio per avere una aspettativa di vita a lungo termine è il trapianto di cuore.
CALABRESE Michele
Fonte:
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