Regno Unito, sentenza storica per i pazienti con maculopatia

La Supreme Court ha stabilito la libertà di scelta tra iniezioni intravitreali di Avastin e ricorso a farmaci molto più costosi (Lucentis o Eylea).

È una sentenza storica per il Regno Unito, una vittoria senza precedenti della sanità pubblica contro le grandi compagnie farmaceutiche. I pazienti britannici che soffrono di “wet” AMD, ovvero di degenerazione maculare della retina, potranno d’ora in poi scegliere se sottoporsi alla terapia basata su iniezioni intravitreali (ricorrendo all’economico Avastin ranibizumab), invece che ai costosissimi Lucentis (bevacizumab) o Eylea (aflibercept).

La Supreme Court, l’equivalente inglese della Corte di Cassazione, ha infatti definitivamente rigettato il ricorso presentato dalla Novartis e Bayer, produttrici rispettivamente del Lucentis e dell’Eylea, contro dodici Clinical Commissioning Group, autorità sanitarie locali, del Nord dell’Inghilterra.

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Il ricorso si fondava sulla considerazione che l’Avastin, prodotto dalla Roche, è un farmaco la cui licenza, nel Regno Unito, copre la terapia di patologie oncologiche, ma è tuttora off-label per il trattamento della maculopatia. Nonostante ciò, diversi studi ne attestano l’equivalenza, in termini di efficacia, rispetto al Lucentis e all’Eylea. Per giunta, l’Avastin è estremamente più economico

(28 sterline per dose), rispetto alle sue alternative (distribuite sul mercato britannico al prezzo, rispettivamente, di 561 e 800 sterline per dose). È per tali ragioni che i dodici Clinical Commissioning Group avevano da tempo iniziato a proporre ai pazienti di scegliere tra i diversi farmaci, senza imporre l’impiego dei soli Lucentis o Eylea.

La sentenza della Supreme Court è destinata a rivoluzionare non tanto la cura della degenerazione maculare in Gran Bretagna, quanto il mercato farmaceutico del settore. Ogni anno, infatti, ben 40mila pazienti devono sottoporsi a iniezioni intravitreali per combattere quella che rappresenta la patologia oculistica cronica più diffusa nel Paese.

Il ricorso estensivo all’Avastin genererà per le casse dell’NHS, il Servizio sanitario pubblico, risparmi quantificabili in ben 500 milioni di euro. L’unica perplessità è legata alla disponibilità dei pazienti a sottoporsi a iniezioni mensili con questo farmaco, mentre l’Eylea, secondo i protocolli terapeutici (pathways) britannici, prevede intervalli di 8-12 settimane, con maggior comfort per il paziente e diminuito rischio di infezioni.

Luigi D’Onofrio

 

Redazione Nurse Times

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