Medici

Recovery Plan, Anelli (Fnomceo): “Utilizzare i fondi per colmare le disuguaglianze di salute”

Lo ha detto il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici in audizione alla Camera, esortando la politica a coinvolgere i suoi colleghi nei processi decisionali.

“Colmare le disuguaglianze di salute che ancora persistono nel Paese. Deve essere questa la priorità nell’impiego delle risorse. Si deve intervenire tempestivamente a favore di un rilancio dei valori alla base del nostro sistema di tutela della salute e di un rinnovamento del Servizio sanitario nazionale per renderlo più adeguato, in tutte le regioni italiane, ai bisogni di salute della popolazione, più accessibile a tutte le persone”. Si conclude così la relazione che Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e odontoiatri (Fnomceo), ha presentato in audizione davanti alla Commissione Affari sociali della Camera dei Deputati sul Recovery Plan.

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Ma come si colmano le disuguaglianze? Agendo su più fronti: direttamente, modificando la governance del Servizio sanitario nazionale, rivisitando i livelli essenziali di assistenza, garantendo una maggiore offerta sanitaria, rivedendo le modalità di costituzione e ripartizione del Fondo sanitario nazionale. E indirettamente, alla radice della questione, agendo sulla formazione e sull’assistenza territoriale e ospedaliera.

“Ora è il momento dell’azione e della ricostruzione: occorre riconoscere e valorizzare l’impegno di tutti i medici – ha spiegato Anelli –. Non solo adeguando finalmente le loro retribuzioni e le loro condizioni di lavoro agli standard europei. Ma anche coinvolgendoli, come richiedono a gran voce, nei processi decisionali: chi, meglio di un medico, sa cosa occorre, ai medici e ai pazienti, perché il sistema di cure funzioni con efficienza, efficacia e qualità?”.

Un sistema, ha ricordato Anelli, duramente provato dalla pandemia: “La pandemia di Covid ha messo in luce e amplificato carenze e zone grigie preesistenti nel nostro Servizio sanitario nazionale, frutto di decenni di tagli lineari e di politiche che vedevano la salute e i professionisti come costi su cui risparmiare e non come risorse sulle quali investire. Ha acceso impietosamente un riflettore su criticità e carenze che erano ormai strutturali. Carenze di personale, con medici ospedalieri che hanno dovuto fare turni anche di 24 ore di seguito, per poter gestire i pazienti che continuavano ad affluire senza sosta. Carenze a livello edilizio, con l’impossibilità, in molti ospedali, di separare i percorsi ‘sporco’ e ‘pulito’. Carenze strumentali, di posti letto, delle terapie intensive. Carenze organizzative, con medici di famiglia lasciati soli ad assistere i pazienti domiciliati; abbandonati a se stessi, senza protocolli, linee guida; senza personale di supporto, privi di strumentazione adeguata, senza saturimetri e bombole d’ossigeno. Senza dispositivi di protezione individuale. Carenze nella sicurezza, appunto, che hanno portato molti medici a contagiarsi, alcuni a pagare con la vita il loro impegno”.

Anelli ha ricordato ancora: “Hanno superato la soglia dei 300 i medici che non ce l’hanno fatta, che hanno pagato con la vita l’aderenza ai principi del Codice di deontologia medica e del giuramento. Che hanno risposto sì a una richiesta di aiuto, memori di quella promessa di curare tutti, senza discriminazione alcuna. Anche se le mascherine non si trovavano, se i guanti erano finiti. È questo che è successo al nostro Roberto Stella, che per la Fnomceo curava la formazione dei medici. È questo che è accaduto a molti altri, ai 105mila operatori sanitari contagiati. Nonostante tutto, i medici hanno continuato a svolgere il loro lavoro, moltiplicando i sacrifici e le rinunce: oggi più che mai possiamo dire, a ragion veduta, che sono loro, che sono i professionisti e gli operatori, il vero tessuto connettivo che ha tenuto e tiene in piedi il Servizio sanitario nazionale. Un Servizio sanitario nazionale che pure era nato sotto altre premesse e auspici”

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Una lezione, quella del Covid-19, che secondo Anelli e la Fnomceo non deve rimanere inascoltata: “Peggio di questa crisi c’è solo il dramma di sprecarla. Lo ha detto papa Francesco, lo ha ribadito il ministro della Salute, Roberto Speranza. Lo ripetiamo una volta di più noi, dinnanzi a codesta Commissione, in rappresentanza di tutti i medici italiani”.

Altra esortazione: “La sostenibilità economica del servizio sanitario nazionale non può e non deve passare attraverso una compressione del diritto alla salute e non può più passare attraverso la riduzione di risorse economiche e umane. Dobbiamo mettere un punto e andare a capo, lasciarci definitivamente alle spalle politiche di aziendalizzazione della sanità e di mercificazione della salute. Dobbiamo ripartire, ricostruire il nostro Servizio sanitario nazionale sui principi che ne ispirarono la nascita: universalità, equità, uguaglianza. Principi che coincidono con i caposaldi del nostro Codice di deontologia medica: umanità, solidarietà, sussidiarietà, tutela della salute individuale e collettiva, senza discriminazione alcuna, attuata attraverso la tutela della dignità, decoro, indipendenza e della qualità della professione. Non si può fare la sanità senza i medici. Medici che, pur incompresi e non valorizzati, non perdono mai la passione per la loro professione, per quella professione che è una formula magica, una miscela unica fatta di conoscenze, competenze e valori: di sapere, saper fare, saper essere”.

Concludendo: “I medici hanno detto tanti sì, in questa pandemia: ai pazienti, ai principi del loro Codice, del loro giuramento. Li hanno detti senza esitare, senza pensare un momento se anteporre i loro interessi al bene ultimo della salute pubblica. Ora è tempo che la politica risponda sì alle loro, legittime, istanze”.

Redazione Nurse Times

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