Quattro giorni di professione e due Codici Deontologici. “Ho pensato ai giovani neolaureati durante la stesura”

Ho pensato a loro perché quando, in un altro Consiglio Nazionale di quattro anni fa, si iniziò a parlare del bisogno di un nuovo Codice, questi ragazzi nella maggior parte non avevano neppure perfezionata l'iscrizione all’Università

Il 9 aprile il nostro Ordine (OPI La Spezia) ha iscritto un buon numero di giovani Colleghi, usciti da pochi giorni dal corso di Laurea: ho pensato a loro a Roma, quando è stata varata la versione definitiva del nuovo Codice Deontologico delle professioni infermieristiche italiane (Infermiere ed Infermiere pediatrico)

Ho pensato a loro perché quando, in un altro Consiglio Nazionale di quattro anni fa, si iniziò a parlare del bisogno di un nuovo Codice, questi ragazzi nella maggior parte non avevano neppure perfezionata l’iscrizione all’Università.

Eppure oggi questi giovani Colleghi hanno, dopo cinque giorni dalla loro iscrizione, già ‘’convissuto’’  con due testi ufficiali: quello del 2009 e questo inedito, approvato sabato 13 aprile 2019.

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Il nostro Ordine ha approvato tutti gli articoli e ha seguito, negli anni, il lungo iter di questo documento.

Dopo un lungo travaglio; dopo una prima bozza (2016) piuttosto criticata e contestata; dopo una consultazione aperta (per tre mesi) agli iscritti italiani all’allora Federazione Collegi IPASVI (solo qualche migliaio furono i riscontri: certamente pochi sul totale, ma sicuramente significativi); con l’impegno di un gruppo di lavoro composto da importanti esperti, ed allargato dopo l’arrivo del nuovo Comitato Centrale della FNOPI oggi – dopo 10 anni dalla versione 2009 – gli Infermieri italiani hanno il loro nuovo Codice Deontologico.

Sicuramente a volte ci sono idee un pò approssimative, intorno al Codice di una professione sanitaria, perché per qualcuno è poco chiaro il senso stesso di un Codice: fra venerdì e sabato alcuni degli esperti del gruppo di lavoro hanno dato un  contributo (ai presenti) decisamente valido sul senso stesso di ‘’un Codice deontologico’’ e non – necessariamente- di quello infermieristico.

Il Codice è principalmente un orientamento ”valoriale” per gli appartenenti a quella professione, e un importante strumento che, strutturato per il Cittadino, ha risvolti assolutamente preziosi anche per i professionisti.

La storia di questo Codice è stata lunga, come detto già: dopo una iniziale bozza (composta da 40 articoli) e con più di una criticità (a molti non sfuggì la potenziale opacità del passaggio ‘’dell’ideale di servizio’’, una sorta di rinnovato caso dell’art. 49/2009; o l’assenza assoluta della contenzione, una pratica che possiamo condannare e limitare al massimo, ma che in situazioni di emergenza  inevitabilmente viene attuata: e dunque deve essere prevista in un testo simile), la Federazione (allora IPASVI) con la sua circolare numero 6 del 2017 (del 1/2/) offrì la possibilità a tutti gli iscritti di commentare il testo in bozza.

Non furono molti i riscontri arrivati nei tre mesi di “apertura” del bando: per il nostro piccolo Ordine trovammo 21 opinioni di altrettanti Colleghi, a fronte dei circa duemila iscritti del tempo.

Una percentuale dell’1% che sul piano nazionale non fu poi molto distante: tutti i riscontri degli spezzini – tranne uno-   insistevano sul concetto di ‘’ideale di servizio’’ e su altre segnalazioni.

Io per età (ahimè) sono stato presente anche alla ufficializzazione dei due precedenti Codici dell’Infermiere: in quei casi il prodotto venne confezionato da esperti, senza la possibilità di intervento da parte della base, anche se naturalmente le considerazioni dei Presidenti provinciali nei dibattiti di approvazione, in entrambe le occasioni, produssero alcune importanti modifiche.

Per questo ultimo Codice, per quanto poche furono sul piano percentuale le adesioni, le segnalazioni sono state considerate e raccolte, come ha ricordato la Presidente nazionale venerdì, in corso di presentazione del testo.

E’ a questo punto, nella primavera del 2017, che si è avuta una svolta: al preesistente gruppo di lavoro sono stati affiancati altri esperti e tutti insieme hanno riscritto i passaggi più ‘’spigolosi’’; la iniziale ‘’corsa’’ alla produzione di un testo nuovo (sicuramente necessario) è stata rallentata, e le ulteriori integrazioni e modifiche ci hanno presentato, oggi, e finalmente, un prodotto decisamente attuale.

Come sempre, sta a noi singoli professionisti (‘’ognuno per il proprio livello di responsabilità ‘’) pensare all’uso migliore di questi ‘’strumenti’’.

Non potrà da solo, evidentemente, un testo simile (come qualsiasi altro Codice deontologico), andare a risolvere le tante questioni aperte dell’infermieristica nazionale: ma certamente è bene che esista in una forma strutturata che appare sicuramente, oggi, di un ottimo livello.

Infine, una ultima considerazione che ritengo meritevole di essere ripresa: sin dalla approvazione della Legge 42/1999 i professionisti sanitari (tutti quelli ‘’svincolati’’ dal mansionario, non solo gli Infermieri) hanno tre riferimenti normativi, come è noto: il cosiddetto profilo professionale (per noi, il D.M. 739 del 14/9/1994); l’ordinamento didattico e il Codice Deontologico.

Un motivo in più per dare una lettura interessata e, insieme, attenta e matura.

 

Francesco Falli

Vice Presidente OPI, La Spezia

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