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Quanto a lungo può sopravvivere un essere umano senza evacuare? Alcuni casi clinici ed il parere dello specialista

Cosa succederebbe al nostro organismo se all’improvviso decidessimo di non evacuare per un lungo periodo? Proverò a dare una risposta al quesito analizzando alcuni studi clinici e casi di cronaca.

Non è chiaro a chi appartenga il record per il più lungo periodo senza evacuazione intestinale, ma a venirci in aiuto è la BBC. In un articolo apparso sul sito ufficiale, sono state narrate le gesta di un giovane che, per evitare la condanna, avrebbe ingoiato un ovulo contenente droga.

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Il fatto è avvenuto il 17 gennaio 2018, ed il 24enne avrebbe evitato di evacuare per oltre un mese proprio per sfuggire alla condanna. Purtroppo dopo 43 giorni consecutivi non è più riuscito a trattenersi, evacuando le prove della sua colpevolezza.

Ma cosa accadrebbe al nostro organismo se ci rifiutassimo con tutte le nostre forze di evacuare? Nulla di positivo, come ha spiegato il prof. Ian Lustbader, specialista in gastroenterologia presso la New York University Langone Health.

“Gli uccelli devono volare, i pesci devono nuotare ed i colon devono… evacuare”, ha spiegato ironicamente Lustbader a “Live Science”.

“La decisione di voler trattenere le feci più a lungo è alquanto insolita. Generalmente i pazienti affetti da stipsi cronica o che hanno problemi di motilità intestinale tentano disperatamente di evacuare”, ha spiegato il medico.

“Se queste persone dovessero mangiare molto senza evacuare, il loro colon potrebbe distendersi pericolosamente dando luogo a ciò che viene definito megacolon.”

Le loro feci potrebbero indurirsi e diventare talmente compatte da poter causare una rottura nell’intestino.

Secondo il manuale clinico “Management of Functional Gastrointestinal Disorders in Children: Biopsychosocial Concepts for Clinical Practice” (Springer, 2014), il colon può ingrandirsi talmente tanto da raggiungere la gabbia toracica.

Non è chiaro quale sia il record mondiale per il periodo più lungo senza evacuare, ma nel libro precedentemente citato, che tratta per l’appunto patologie dell’apparato gastrointestinale, viene presentato il caso clinico di un adolescente di 13 anni affetto da “functional fecal retention syndrome”, uno dei molti disturbi funzionali gastrointestinali.

Il giovane paziente ha riferito ai medici che lo hanno in cura di non ricordare di aver mai evacuato negli ultimi 12 mesi, e gli esami strumentali pubblicati nel testo sembravano proprio dargli ragione. Tale sindrome si manifesta più frequentemente nei bambini, soprattutto quando uno di essi manifesta una sorta di fobia che gli impedisce di evacuare.

Spesso ciò è conseguenza di ripetute evacuazioni estremamente dolorose. La persona che ne è affetta contrae involontariamente la muscolatura pelvica quando avverte lo stimolo.

Piccoli quantitativi di feci liquide possono ugualmente fuoriuscire attraverso la massa fecale che diventa sempre più grande e sempre più difficile da espellere. La ritenzione fecale nei bambini, anche per periodi di alcune settimane o mesi, non è così rara. I sintomi che possono manifestarsi includono dolore, irritabilità e perdita di appetito. Il trattamento può includere l’utilizzo di farmaci lassativi osmotici o emollienti.

Intestino pigro?

Nel caso del detenuto britannico, il fatto di aver iniziato e proseguito per giorni uno “sciopero della fame”, ha rappresentato solo una soluzione temporanea. Lo specialista interpellato infatti ha spiegato che tale strategia non è in grado di garantire la non evacuazione ed inoltre espone la persona al rischio di malnutrizione. Il 24enne scioperante è stato pertanto sottoposto a nutrizione parenterale totale per ordine del tribunale, fino a quando non ha deciso di sospendere lo sciopero della fame.

Se il sospetto degli inquirenti fosse stato fondato (difficile pensare il contrario) ed il giovane avesse davvero ingoiato l’ovulo contenente droga, il rischio principale sarebbe stato quello di una rottura all’interno dell’organismo dell’accusato.

“Ciò potrebbe causare un’overdose”, ha spiegato Lustbader. Ma se il quantitativo fosse stato molto ridotto, il corpo del giovane avrebbe potuto potenzialmente assorbire la sostanza, permettendo all’uomo di farla franca. “L’unico modo per poterlo capire sarebbe stato un test delle urine”, conclude il medico.

“Trattenere le feci quando si sente lo stimolo per così tanto tempo può potenzialmente danneggiare il meccanismo di feedback che mantiene in movimento la muscolatura intestinale”, racconta Lustbader.

“Se una persona sopprimesse costantemente lo stimolo di evacuare, potrebbe seriamente compromettere la motilità intestinale, correndo il rischio di dover assumere lassativi in futuro o altre sostanze in grado di stimolare il colon”.

“Anche se si decidesse di non assumere più cibo, l’intestino continuerebbe comunque a produrre muco e altri fluidi, pertanto il colon del sospettato spacciatore non rimarrebbe mai completamente vuoto”.

Simone Gussoni

 

Dott. Simone Gussoni

Il dott. Simone Gussoni è infermiere esperto in farmacovigilanza ed educazione sanitaria dal 2006. Autore del libro "Il Nursing Narrativo, nuovo approccio al paziente oncologico. Una testimonianza".

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