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Quando chiami il 118, ti salviamo noi volontari. Lo sapevi?

Dopo gli attacchi dei medici agli infermieri del 118, ecco che, adesso, ci pensano anche i volontari. Sono usciti, in questi giorni, dei manifesti pubblicitari che presentano delle affermazioni, fuorvianti e poco edificanti.

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Quando chiami il 118, ti salviamo noi volontari. Lo sapevi?” domanda un volontario sorridente dal manifesto.

I volontari non sono professionisti e mandare questi messaggi significa, non solo, ledere le professionalità dei sanitari che lavorano con successo nel servizio di emergenza territoriale ma, in taluni casi, poter creare gravi danni alla cittadinanza, aumentando l’ego di alcuni volontari che, diventano, così solo più pericolosi. I volontari, spesso, lo ricordiamo, lavorano, ogni giorno, in settori che nulla hanno a che vedere con il mondo sanitario.

Il loro ruolo non è paragonabile a quello dei sanitari che vi lavorano, professionisti che, tra le tante cose, hanno anche il compito di coordinare le squadre di volontari. La responsabilità, anche delle azioni od omissioni dei soccorritori volontari, ricade sempre su infermieri e medici che operano in emergenza territoriale.

Gli infermieri che lavorano sul 118 sono professionisti laureati con competenze di carattere sanitario e, il più delle volte, sono sanitari laureati specialisti, quindi, con corsi di formazione specialistici post base (master clinici). Altre volte, potremo avere davanti un infermiere con specializzazioni e Laurea Magistrale. A tutto ciò, va aggiunto che i professionisti sanitari sono obbligati ad effettuare, annualmente, formazione continua, nel rispetto della normativa vigente. Inoltre, chi lavora in emergenza territoriale viene formato, in modo avanzato, nelle manovre di rianimazione e di gestione del paziente critico, mediante corsi quali, a titolo esemplificativo, ALS (Advanced Life Support), AMLS (Advanced Medical Life Support), ABLS (Advanced Burn Life Support), etc.

I volontari che sono formati, ad esempio, per eseguire il BLS-D partecipano a un corso formativo differente da quello dei sanitari, appunto, per il personale non sanitario (o laico): questo fatto, vorrà pur dire qualcosa, o no?

Ci auspichiamo che persone di buon senso, nell’associazione di volontariato di Brescia, riconosca l’errore fatto (che può solo generare confusione nella cittadinanza) e ritirino questa pericolosa pubblicità.

Altrettanto corretto sarebbe redigere una lettera di scuse verso tutti i professionisti sanitari per questo atto di incredibile e pericoloso egocentrismo.

Concludiamo, però, augurandoci, sinceramente, per il nuovo anno, che tutti gli attori dell’emergenza territoriale, siano essi con ruoli principali o di supporto, come nel caso dei volontari, inizino a creare un clima di equipe, positivo, produttivo, nel rispetto delle reciproche competenze e, quindi, capace di implementare la sicurezza dell’utenza.

Carmelo Rinnone

Redazione Nurse Times

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