Puglia, via libera alla riconversione in Pta degli ospedali dismessi

Sono 33 le strutture regionali che, secondo il piano predisposto dal dipartimento Salute, diventeranno Punti di assistenza territoriale.

La sigla Pta sta per Punto territoriale di assistenza. Sono quello che in altre regioni si chiama Casa della salute e che in Puglia rappresenta la “seconda vita” degli ospedali dismessi attraverso i piani di ricovero. Ieri la Giunta ha dato il via libera all’adozione del regolamento per completare la riconversione: 33 strutture che, nella visione prevista dal dipartimento Salute, devono rappresentare la “porta di accesso” dei cittadini ai servizi di assistenza.

La delibera predisposta dal capo dipartimento, Giancarlo Ruscitti (foto), e dal presidente della Regione, Michele Emiliano, ridisegna la mappa del territorio: ogni Pta dovrà avere un set minimo di servizi, cui si potranno aggiungere, di volta in volta, funzioni ulteriori come, ad esempio, la lungodegenza. Il nodo centrale è la Pua, Porta unica di accesso, praticamente il front office dove il cittadino chiede informazioni. Poi gli ambulatori dei medici di base, quello per la cronicità, gli specialistici, la diagnostica di primo livello, il punto prelievi, la postazione del 118 e la farmacia territoriale. Le strutture (gli ex ospedali) che hanno una sala operatoria adatta possono effettuare prestazioni ambulatoriali in day service, quelli con i bunker potranno utilizzare grandi macchine (risonanze magnetiche e Tac), in aggiunta a quelle previste dalla programmazione regionale (una in più per provincia), così da smaltire le liste d’attesa.

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La Regione ha proceduto a una mappatura dei servizi già attivati e di quelli da attivare sul territorio. La mappa delle novità è variegata. Nella provincia di Bari, per esempio, sono previsti 30 nuovi posti di Rsa a Rutigliano (con un incremento di ore di specialistica), ad Altamura un potenziamento dei servizi di salute mentale, a Gravina un centro vaccinazioni, a Bitonto la medicina del lavoro, a Ruvo l’ospedale di comunità. Terlizzi e Triggiano avranno ciascuno 20 posti di lungodegenza e 40 di riabilitazione.

Quanto al Tarantino, poi, a Mottola ci saranno 40 posti di Rsa e 20 di hospice, e soprattutto partirà il nuovo Pta di Grottaglie. Nella provincia di Lecce le città di Campi, Poggiardo, Gagliano, Nardò e Maglie avranno tutte l’ospedale di comunità e la Rsa. A Brindisi si punterà sulla riabilitazione, in particolare su San Pietro Vernotico, e ci saranno due nuovi nuclei Alzheimer, oltre che l’hospice a Mesagne. Nella provincia Bat, Trani conserverà la Tac e avrà la risonanza magnetica (così come Canosa), oltre che la Rsa, e Minervino avrà l’ospedale di comunità e l’hospice.

L’idea, insomma, è di lasciare agli ospedali solo l’assistenza urgente o estremamente specialistica, e di fare sul territorio – vicino casa – tutta la routine. Un modello che ha bisogno di una profonda revisione nell’approccio alla salute, non solo da parte degli addetti ai lavori, ma anche dei cittadini. I tempi della riconversione non saranno brevi, fermo restando che la Regione si era impegnata ad approvare la revisione della rete territoriale entro il 30 giugno. Il regolamento deve passare in Consiglio per il parere, e le polemiche non mancheranno.

Stavolta, tuttavia, anche per evitare la rivolta che c’è stata dopo l’ok alla chiusura dei Punti di primo intervento, la Regione ha già consultato i sindacati e i medici di base, e si è lasciata una porta secondaria, prevedendo che fino all’approvazione definitiva del regolamento “anche a seguito di ulteriore specifico confronto, anche a livello territoriale con le comunità locali”, l’organizzazione di ciascun Pta “potrà essere oggetto di modifiche”. Significa che per i sindaci esiste una minima possibilità di incidere sulle scelte concordate con le singole Asl.

Fonte: www.gazzettadelmezzogiorno.it

 

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