Ostia, analisi gratis a parenti e conoscenti: oltre 140 indagati.

L’accusa è di truffa aggravata ai danni dello Stato. Tutto è nato dalla denuncia per ripicca del marito di un’infermiera.

Stavolta il malaffare è stato scoperto per una vendetta tra moglie e marito: lei fa l’infermiera all’ospedale “Grassi” di Ostia; lui è un tipo violento, che ha avuto pure guai con la giustizia. La donna non vuole più averci a che fare e avvia le pratiche di separazione, ma l’uomo, per ripicca la denuncia all’Asl. Prima una serie di telefonate anonime, poi le ammissioni che ripeterà anche davanti agli agenti della guardia di finanza: «La mia ex moglie faceva fare le analisi del sangue gratis a tutti». Lui compreso. Parte così una inchiesta che, giorno dopo giorno, si allarga. Gli uomini del sesto Nucleo operativo metropolitano di Roma portano alla luce una “cattiva consuetudine”, che nell’ospedale del litorale coinvolgerebbe ben 141 persone, quasi tutti infermieri, qualche tecnico e un paio di medici, tra cui l’ex ematologo ora in pensione. Vale a dire un quarto del personale sanitario. Sono indagati per truffa aggravata ai danni dello Stato, accusati di avere permesso a 523 tra parenti e amici (qualche volta anche a se stessi) di effettuare analisi in modo completamente gratuito, saltando code e prenotazioni, nell’arco di un anno, tra il 2017 e il 2018. Tra i beneficiari, anche alcuni componenti dei clan rom Spada e Di Silvio. Finora il danno erariale accertato ammonta a circa 30mila euro. «Nei confronti di 16 persone già inquisite in una prima tranche dell’inchiesta, oltre alla prima denunciata – spiega la dottoressa Simona Amato, dal febbraio 2019 alla direzione sanitaria della Asl Rm 3 – ci siamo costituiti parte civile, chiedendo, oltre al ristoro dei ticket evasi, anche i danni materiali, morali e di immagine. Non li abbiamo ancora quantificati, ma di solito vengono calcolati in una volta e mezzo il danno subito. Nel giugno 2019 questi dipendenti sono stati inoltre spostati d’area. E cosi ci comporteremo nei confronti degli altri, man mano che l’autorità giudiziaria ci relazionerà sulle singole responsabilità penali»
. I dipendenti sotto accusa rischiano, oltre alle sanzioni amministrative e disciplinari, nei casi più gravi e in caso di condanna, fino al licenziamento. «Aggirare le liste d’attesa non pagando il ticket è una pratica che offende il sistema sanitario e i cittadini onesti – afferma Alessio D’Amato, assessore alla Sanità della Regione Lazio –. Voglio ringraziare la Finanza di Roma per l’attività investigativa svolta, che ha sempre ricevuto la massima collaborazione dall’Azienda sanitaria locale. Se fossero accertate le responsabilità, deferiremo i colpevoli anche agli Ordini dei medici e degli infermieri». Il sospetto, però, è che quella scoperchiata al “Grassi”, ospedale di riferimento per oltre mezzo milione di romani, sia solo la punta dell’iceberg di un sistema molto più diffuso anche in altre strutture. Il modus operandi, infatti, era questo: l’infermiere dal reparto, utilizzando la propria password o quella sottratta a un collega ignaro, dopo aver fatto il prelievo a se stesso o all’amico, stampava il codice a barre identificativo da apporre sulla provetta inviata in laboratorio, insieme a tutte quelle dei pazienti ricoverati. Sempre con la stessa password, a esame eseguito, accedeva al referto. I finanzieri che hanno svolto controlli sul sistema informatico dell’ospedale hanno riscontrato una anomalia: c’erano 523 casi in cui i prelievi non appartenevano né a pazienti esterni né a interni, come fossero dei “fantasmi”. Eppure le provette arrivavano dai ricoveri. «Se non ci fosse stata la denuncia – spiega Pino Conforzi, segretario territoriale della Uil Flp –, nessuno se ne sarebbe accorto. Il che vuol dire che il controllo interno non c’è stato, o quantomeno che c’era un vulnus». Tra i 141 coinvolti figurano infermieri esperti soprattutto della Medicina e della Chirurgia, e alcuni della Pediatria, della Psichiatria e della Terapia intensiva. Sospettati anche alcuni tecnici collegati al laboratorio esterno dell’Asl. Redazione Nurse Times Fonte: Il Gazzettino  
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