Due infermieri dipendenti dell’ospedale Maggiore di Bologna ed un operatore sociosanitario appartenente alla stesa Ausl sono stati licenziati in tronco per essere stati scoperti a dormire durante il turno di notte.
Al termine dell’inchiesta interna, durata oltre cinque mesi, è stata presa la decisione più severa per i due uomini e per la donna.
La pesante accusa mossa nei confronti dei tre dipendenti sarebbe quella di aver dormito di notte mentre avrebbero dovuto essere di guardia in un reparto di Medicina.
Sarebbero stati scoperti chiusi in una stanza assopiti, invece che prestare assistenza ai pazienti, che nel frattempo suonavano insistentemente i campanelli presenti all’interno delle stanze per chiedere il soddisfacimento dei loro bisogni.
A trovare i tre professionisti tra le braccia di Morfeo sarebbero stati alcuni colleghi appartenenti ad un altro reparto, che hanno immediatamente riportato l’episodio in direzione, facendo infuriare i vertici dell’azienda e creando un grande scompiglio fra i lavoratori. Il procedimento disciplinare è stato aperto proprio grazie alla segnalazione di alcuni dipendenti.
Il provvedimento è arrivato dopo un’inchiesta interna di cinque mesi.
Nella notte tra il 14 e 15 gennaio alcuni pazienti furono costretti a chiamare utilizzando il proprio smartphone il centralino dell’ospedale, per richiedere assistenza. Altri operatori andarono a vedere e trovarono i tre, tutti fra i 30 e i 40 anni che dormivano.
“Non ci sono ombre sull’accaduto, agli atti dell’azienda risultano coerenti tutte le testimonianze”, ha detto la direttrice Chiara Gibertoni.
Secondo i sindacati, invece, il provvedimento è sproporzionato. “Devono essere sanzionati – dice Gaetano Alessi, segretario Fp-Cgil – ma buttarli in mezzo a una strada è un provvedimento eccessivo”.
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