L’Ordine delle professioni infermieristiche interprovinciale Firenze-Pistoia risponde ad Alessio Degl’Innocenti, il docente svedese che in una lettera a mezzo stampa aveva definito l’ospedale Santi Cosma e Damiano di Pescia come “inumano”. In particolare il professore suggeriva di “educare il personale con una buona dose di formazione” e sottolineava la necessità di riformare la struttura organizzativa dell’ospedale secondo un modello di assistenza “incentrata sulla persona, sulla cosiddetta medicina narrativa”.
“La medicina narrativa è uno strumento utilizzato dagli infermieri, ma non è l’unico – replicano da Opi Firenze-Pistoia –. Gli infermieri utilizzano nel loro lavoro strumenti validati per valutare il dolore (varie scale per diverse tipologie di pazienti), il disagio, le necessità di igiene personale, il livello di autosufficienza, il bisogno di alimentazione, di mobilizzazione, di comunicazione, il comfort e il riposo, la capacità di coping. Questo per costruire un piano terapeutico efficace ed efficiente. La relazione di aiuto e adattamento è una disciplina universitaria che viene insegnata nel corso di laurea per infermiere già durante i primi mesi del percorso di studio e la valutazione dello studente in Infermieristica durante il periodo di tirocinio riguarda anche e soprattutto questo aspetto, valorizzando i comportamenti etici”.
Spiegano ancora dall’Ordine: “L’infermiere assiste, si prende cura delle persone nel rispetto della vita, della salute, della libertà e della dignità dell’individuo. Questo è il caposaldo che ispira tutta la professione in ogni ambito e contesto. In questo senso la persona è già posta al centro delle cure infermieristiche ed è la natura stessa dell’assistenza infermieristica, perché essa risponde a bisogni primari e fondamentali di ogni essere umano. La comunicazione con il malato e la sua famiglia è lo strumento principe attraverso cui l’infermiere si prende cura. Certo, per mettere in campo le migliori competenze occorrono le migliori condizioni strutturali, ambientali, organizzative e in termini di risorse, non in senso generale ma in particolare, e tarate sui bisogni accertati. Esistono anche strumenti di misurazione dei carichi di lavoro per evitare sprechi di risorse professionali e ottimizzare la risposta agli utenti e alle loro famiglie (questi strumenti di misurazione accertano anche il bisogno della famiglia e lo codificano come tempo lavoro infermieristico)”
.Concludendo: “L’Educazione continua in medicina rivolta agli infermieri comprende corsi, seminari e approfondimenti della competenza educativa e relazionale durante tutto il percorso professionale. Il contributo della professione infermieristica nel Servizio sanitario regionale è sotto gli occhi di ogni utente del Servizio stesso. Ovunque gli infermieri svolgono il proprio lavoro, contribuendo al decoro, alla tutela della privacy e al rispetto della dignità della persona”.
Redazione Nurse Times
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