“Siamo arrabbiati per questo contentino e per molte altre ragioni, e ci faremo sentire il giorno dello sciopero nazionale, che sarà il 23 febbraio – continua De Palma –. Questa politica tracotante non si vuole rendere conto del fatto che gli infermieri svolgono funzioni a tutti gli effetti usuranti, senza se e senza ma”. A testimoniare il fatto che il lavoro degli infermieri è usurante c’è, purtroppo, l’elevato riscontro nella categoria delle professioni infermieristiche di problemi di stress lavoro correlato e burn out, secondo quanto emerso dagli studi dell’Osservatorio nazionale stress lavoro correlato, burn out e mobbing, nonché da quelli dell’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro.
Nursing Up ha proclamato lo sciopero nazionale degli infermieri e del personale del comparto sanità per il 23 febbraio, avendo trovato inaccettabile la carenza di risorse dovuta al disinteresse del Governo verso gli infermieri e gli altri lavoratori del Ssn. Dopo aver cercato inutilmente risposte sul rinnovo del Ccnl
, il comparto sanità si fermerà per protestare contro: i tagli lineari delle dotazioni organiche, il demansionamento degli infermieri e di tutti i professionisti sanitari, le pretese di deroghe indiscriminate alle ore di riposo giornaliere e al riposo settimanale. Per il sindacato degli infermieri Nursing Up sono inaccettabili:1. Il perdurare del blocco del trattamento economico del personale del Ssn previsto dal DL 78/2010, convertito nella legge 122/2010, e il taglio dei fondi della contrattazione integrativa, perché non saranno certo 85 euro medi promessi a tutti i lavoratori a colmare il vuoto lasciato da nove anni di congelamento contrattuale.
2. Il mancato riconoscimento della progressione economica (passaggio di fascia) e di quella verticale (passaggio di categoria) per infermieri, caposala e altri professionisti sanitari del comparto.
3. La mancata valorizzazione dell’anzianità di servizio delle professioni sanitarie non mediche tramite scatti di carriera; il mancato riconoscimento delle ore necessarie all’aggiornamento professionale; la mancata possibilità di svolgere attività libero professionale.
4. Il mancato riconoscimento economico del tempo per indossare la divisa e di quello per il passaggio delle consegne.
5. Il permanere della crisi occupazionale infermieristica che vede oltre 25mila infermieri disoccupati.
6. Il sovraccaricare di lavoro il personale infermieristico per via del mancato ricambio generazionale, dovuto al blocco del turnover e alle esasperanti condizioni lavorative, alle ristrettezze economiche e al drastico contenimento dei costi messi in campo dalle aziende sanitarie.
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