NurSIMCUP 2019: gli studenti di Infermieristica protagonisti della formazione

A Novara si è svolto in questi giorni il più importante contest accademico italiano di simulazione in medicina per studenti, specializzandi e professionisti.

L’Università del Piemonte Orientale (UPO) e il Centro SIMNOVA (Centro di didattica e simulazione in medicina e professioni sanitarie UPO), hanno ospitato tra il 4 e il 6 aprile la quinta edizione di SIMCUP® Italia, un evento formativo e culturale di simulazione per studenti, specializzandi e professionisti in medicina e infermieristica. NurSIMCUP 2019, giunta alla seconda edizione, è la competizione a squadre riservata agli studenti di Infermieristica del terzo anno.

I partecipanti si sono cimentati nella gestione di situazioni critiche ospedaliere e pre-ospedaliere che coinvolgevano pazienti adulti, pediatrici, neonatali e donne in gravidanza. Hanno partecipato complessivamente più di 400 persone, suddivise tra concorrenti, tutor, osservatori e staff organizzativo, con una rappresentanza che tocca quasi tutte le regioni italiane. Infermieri e medici, infatti, provenivano dalle Università di Piemonte Orientale, Pavia, Insubria (Varese), Firenze, Cattolica (Roma), Milano, Catania, Verona, Brescia, Parma, Padova, Torino, Udine, Foggia, San Raffaele (Milano), Modena-Reggio Emilia, Palermo, Humanitas (Milano), Roma “Tor Vergata” e Ferrara.

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Alla vigilia della cerimonia inaugurale il rettore di UPO, il prof. Gian Carlo Avanzi risponde.

La pratica infermieristica avanzata è riconosciuta a livello internazionale come risposta all’evoluzione dei bisogni di salute dei cittadini, che negli ultimi anni sono diventati sempre più complessi. Dall’inizio del suo mandato rettorale, in più occasioni, ha richiamato il concetto di “contagio delle idee”. Quanto è importante l’integrazione multiprofessionale per le buone pratiche professionali e organizzative?
Prof. Avanzi: “È fondamentale. Oggigiorno non si può più affrontare una situazione complessa senza avere a che fare con un’equipe; all’interno di questa equipe ci devono essere competenze diverse, ovviamente, a seconda delle professionalità e del percorso di studi ma l’interazione è fondamentale. Io penso che il contagio delle idee sia proprio quello che consente ad un gruppo di scambiare la propria esperienza e le proprie competenze in modo fruttuoso. È un win-win: l’infermiere può apprendere dal medico e il medico può apprendere dall’infermiere. Quindi, io questo concetto lo estenderei a tutte le professioni in cui si debba agire in equipe”.

Come nasce SIMCUP?
Dott. Ingrassia: “SIMCUP nasce come un evento di formazione che mira a sviluppare abilità competenze tecniche e non tecniche nei professionisti della salute e lo fa “camuffando” l’evento in una competizione fra team che riprende quelle che sono le caratteristiche del gioco di squadra e dell’equipe sanitaria. Da due anni abbiamo voluto fortemente includere la componente infermieristica all’interno della gara integrando i due circuiti, quello dei medici in formazione specialistica (SIMCUP) e quello degli studenti di infermieristica (NurSIMCUP), proprio con l’obiettivo di dare un chiaro messaggio ai giovani professionisti: la multidisciplinarietà, la cooperazione, la collaborazione e il team. Noi vogliamo sensibilizzare e promuovere l’apprendimento in sicurezza e vogliamo farlo con i giovani attraverso il linguaggio del gaming. Lo slogan che vogliamo portare avanti è “mai la prima volta sul paziente”; le nuove tecnologie oggi ci permettono di creare scenari altamente realistici in cui immergere i partecipanti e fargli provare l’esperienza così come fosse la realtà, ma con la differenza che l’errore diventa un’opportunità di apprendimento senza nessuna conseguenza. L’atmosfera che si realizza è molto coinvolgente, tra pari, e nell’ottica di lavorare tutti insieme allo sviluppo della professione”.

Le nuove tecnologie disponibili hanno ampliato le opportunità formative per gli studenti e la simulazione ha realmente innovato il settore della formazione. Quale contributo didattico può dare la simulazione nella formazione dei futuri infermieri?
Prof.ssa Follenzie – Dott. Dal Molin: “La simulazione nella formazione degli studenti in infermieristica ci offre alcune opportunità di apprendimento che la formazione tradizionale non riesce a garantirci. La simulazione aumenta anche la sicurezza del paziente in quanto lo studente può svolgere alcune attività assistenziali sul manichino o sul paziente simulato in un ambiente protetto.
In questi mesi stiamo lavorando sull’attivazione di un’attività didattica avente come focus di attenzione l’educazione terapeutica, che vede il coinvolgimento sia di studenti in infermieristica sia studenti in medicina e che prevede anche l’utilizzo di tecniche avanzate di simulazione. Parallelamente al progetto formativo si prevede lo svolgimento di uno studio di ricerca per valutarne l’impatto sulla pratica nel trattamento del paziente”.

Avete utilizzato un sistema di valutazione delle prove che ha permesso di vedere in tempo reale l’andamento della gara. Come funziona?
Jeffrey M. Franc: “Con il software STAT59 noi applichiamo un sistema di scoring specifico per questo tipo di formazione. Per ogni stazione ci sono due tipi di valutazione: per il 50% una valutazione degli aspetti tecnici e per il 50% una valutazione di abilità non tecniche, come ad esempio la capacità lavorare come una squadra e la comunicazione. Durante la finale, mischiamo medici e infermieri e tutta la squadra prende un unico voto”.

Come si è svolto il contest

Durante la giornata del 4 aprile i concorrenti hanno affrontato i test preliminari di qualificazione SIMCUP: le squadre di medici in formazione – ben 25, composte da 4 medici più un tutor – hanno dovuto dare dimostrazione di conoscere i protocolli di emergenza internazionalmente riconosciuti in stazioni di simulazione tradizionali e su modelli virtuali, ma anche di sapere risolvere situazioni impreviste, lavorando in team al di fuori del contesto clinico.

5 aprile – Le qualificazioni. Le squadre di studenti in Infermieristica (NurSIMCUP) hanno affrontato una serie di stazioni di simulazione a rotazione e in contemporanea hanno gestito diverse tipologie di casi clinico-assistenziali. Dopo lo svolgimento di ogni scenario è stato eseguito un debriefing per rivalutare le azioni svolte e le decisioni prese. Al termine della giornata, è stata stilata una graduatoria e le due migliori squadre classificate accedono alla fase finale.

6 aprile – La finale. I partecipanti delle migliori squadre classificate sono stati assegnati, sulla base di un sorteggio, alle migliori squadre di medici della SIMCUP, in modo da ricostruire team interprofessionali nella gestione dei casi clinici. I team risultanti, composti da 4 medici specializzandi e 2 studenti di infermieristica, si sono sfidati su un modello modificato delle SimWar1, ovvero una alla volta di fronte al pubblico e alla giuria. La somma dei punteggi attribuiti ai componenti della squadra sulla base della prestazione dei team interprofessionali ha determinato la squadra vincente.

I vincitori

La quinta edizione della SIMCUP Italia è stata vinta dal team dell’Università dell’Insubria denominato “Le Mandrille del Frova”. Per NurSIMCUP i vincitori sono stati “Le catecolamine” dell’Università del Piemonte Orientale di Novara. Secondi classificati “Gli adrenalinici” (UPO Alessandria).

I formatori raccontano

Nel vostro ruolo di tutor e di co-organizzatrici, che cosa vi ha restituito questo evento?
Alessia Bolamperti e Rosaria Lea: “Siamo stanche ma soddisfatte, miriamo sempre di più al lavoro di squadra e alla cooperazione tra professionisti già dalla fase di formazione. La competizione è stata un momento di collaborazione con altri professionisti e con altri centri italiani per fare rete e diffondere la cultura della simulazione in ambito infermieristico. Stiamo già macinando nuove idee per la prossima edizione ma soprattutto per aumentare le occasioni di simulazione per i nostri studenti”.

Quali sono stati gli aspetti positivi di questo coaching?
Luca: “Siamo riusciti a limare la distanza tra studente e docente. Abbiamo coltivato l’aspetto relazionale oltre a quello meramente tecnico, che secondo me è quello che ha fatto la differenza. Il coaching è supporto, non solo conoscitivo. L’aspetto positivo è essere stato parte della loro squadra, che dal lato emozionale è importante al 100%; ma dal lato professionale ha fatto crescere anche me. Ho imparato cose che non sapevo. È stato positivo l’essere rivalutato io stesso, perché quando i giudici formulavano il punteggio, la valutazione, di rebound, era anche rivolta al mio ruolo. Esperienza assolutamente da rifare e da riproporre, sviluppando un percorso di formazione anche al di fuori del contest”.

Gli studenti raccontano

Cosa vi è piaciuto della gara?
Elisa N.: “Mi è piaciuto tutto l’evento, come è stato organizzato, e il fatto di potersi mettere alla prova anche su situazioni che magari, durante i 3 anni, non si riescono a vivere”.
Francesco: “Il bello della NurSIMCUP è provare a gestire delle situazioni in un’ambiente protetto che normalmente non gestiresti da solo. Secondo me l’organizzazione è stata ottima, anche se avremmo voluto più consigli e materiale specifico infermieristico, soprattutto per la finale. Direi nel complesso: esperienza più che positiva”.

Cosa vi ha messo più in difficoltà?
Christian: “In difficoltà ci ha messo il fatto di non conoscere prima gli scenari in cui dovevamo cimentarci. Questo ci ha spronato ancora di più a fare meglio, a cercare di ritrovare le nozioni teoriche che avevamo imparato in università e a metterle in pratica in questi scenari”.
Elisa S.: “Il fatto di andare sul palco stamattina e mettersi in gioco davanti a persone che non conoscono il nostro percorso formativo e il saper gestire situazioni che in tirocinio non avevo mai visto e che non mi erano mai capitate, come le emergenze extraospedaliere. E la gestione dell’ansia…”
Francesco: “È stato difficoltoso affrontare 10 stazioni avendo pochissimo tempo di reset tra l’una e l’altra, e gestire una grande varietà di casistica, che però è anche il bello, in un timing così stretto.

Consigliereste questa esperienza ad altri studenti?
Francesco: “Sicuramente sì. È un modo per mettersi in gioco, per crescere e per conoscersi”.

Elisa N.: “Assolutamente sì, anche per il fatto di collaborare con colleghi sconosciuti, incontrati solo pochi minuti prima. È una cosa che nella realtà potrebbe capitare spesso”.
Elisa S.: “Anche se è solo un gioco, la voglia di arrivare in finale sale man mano che scorrono gli scenari. Io lo proporrei per gli studenti di tutti gli anni di corso, non solo come competizione”.
Christian: “Assolutamente, esperienza consigliata. Ti permette di metterti in gioco e capire quali sono i tuoi limiti e di gestirti in base a questo. La simulazione, anche al di fuori della competizione, ti permette di sperimentare e prendere in mano la situazione senza avere l’ansia di agire su una persona reale né l’ansia di una gara”.

Dopo questa esperienza di simulazione, cosa significa tornare alla realtà?
Francesco: “Tornare alla normalità è strano… sono state settimane intense e divertenti. Torniamo alla normalità con la consapevolezza di essere sulla strada giusta, sappiamo che questo è solo l’inizio di un percorso che adoriamo e in cui mettiamo il cuore e le notti insonni. Abbiamo imparato che vorremmo essere come il nostro coach, che se sbagliamo e ci riflettiamo non commetteremo di nuovo l’errore, che non sappiamo tante cose ma abbiamo la voglia di impararle tutte, che il gioco di squadra fa la differenza, che ognuno di noi ha paure e sicurezze, che in fondo non facciamo così schifo. La SIMCUP 2019 è stata un’esperienza straordinaria, ci ha portato dove, un po’ per ridere e un po’ no, speravamo davvero di arrivare. Grazie a tutti! A chi ha organizzato, a chi ha detto sì e si è messo in gioco, a chi ci ha seguito per passione, dedicandoci giorni e giorni in cambio di nulla, a chi ha seguito durante la gara facendo il tifo e confortandoci in momenti di sconforto, a chi è arrivato da tutta Italia per partecipare, ai poveri manichini a cui abbiamo fatto di tutto e di più. Simulare e sbagliare credo sia la forma di apprendimento più efficace. Io non so bene cos’abbia provato, ma so che è stata una delle soddisfazioni più belle che mi sia mai capitata”.

Daiana Campani

 

Redazione Nurse Times

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