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Neonato morto al Pertini: sotto accusa la carenza di infermieri negli ospedali di Roma

Dopo la tragedia del bimbo soffocato dal peso della madre, che si è addormentata per la stanchezza mentre lo allattava, i sindacati sottolineano questa criticità, che riguarda anche oss e ostetriche.

Doppi turni estenuanti e infermieri costretti ai salti mortali per rimpiazzare colleghi in malattia, in permesso per la legge 104, in maternità o semplicemente in ferie. La situazione della carenza di personale infermieristico negli ospedali di Roma è allarmante.

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“Allo stato attuale, rispetto alle piante organiche, – afferma Stefano Barone, segretario Nursind Lazio – mancano all’appello in tutta Roma ben 7mila infermieri. Le conseguenze si ripercuotono a cascata su tutto il sistema: i reparti si ridimensionano o addirittura si chiudono, come avvenuto in tempi di Covid o come succede d’estate o durante le festività invernali; i tempi delle liste d’attesa si allungano; il personale lavora male e fioccano aggressioni e denunce. Non stupisce, dunque che reparti come quello dell’ospedale Pertini, dove nei giorni scorsi è morto un neonato (involontariamente soffocato dal peso della madre, che si è addormentata per la stanchezza mentre lo allattava, ndr), non ci siano da tempo le infermiere. Eppure le linee guida della Ginecologia prevedono che si passi a controllare ogni 10-15 minuti, ma per farlo, appunto, c’è bisogno di personale”.

Le denunce – Con una lettera inviata alla direzione generale e sanitaria della Asl 2, protocollata il 2 dicembre scorso, la Uil metteva in guardia dai pericoli collegati alla mancanza di personale nel reparto di Pediatria, a cui afferisce anche il Nido. Prima del 16 gennaio, al Pertini (il bimbo è morto nella notte tra il 7 e l’8 gennaio), erano infatti le infermiere del Nido a dovere supervisionare il benessere del neonato, mentre da quella data è entrato in vigore il nuovo modello gestionale del rooming, ossia la condivisione della stessa stanza tra madre e figlio h24, che prevede che a vegliare su entrambi, mamma e bebè, siano le ostetriche.

Scriveva a dicembre il delegato Michele Cipollini: “Mancano in Pediatria tre unità turnanti nelle 24 ore, per un totale fisso di 450 ore mensili, a cui vanno aggiunte le assenze a vario titolo. Questo perdurare di doppi turni aumenta la stanchezza del personale, aumentando anche i rischi di eventuali errori”. In particolare la Uil citava casi di «dieci notti svolte in un mese” e altri in cui “è stato impiegato personale con competenze diverse, a orario ridotto, pur di coprire i turni vacanti e non eccedere con le lunghe”.

Gli oss – Una situazione che sembrava ripetersi anche in altre unità organizzative del nosocomio. Un’altra missiva, datata 29 dicembre, segnala le criticità nella Chirurgia, dove sono attivi 64 posti letto. Qui, a mancare, sono soprattutto gli oss che assistono i degenti più fragili o non autosufficienti.

“Gli infermieri – si legge – sono costretti a svolgere non solo le loro di mansioni, ma anche quelle degli oss, figura completamente assente o a volte allocata in un numero insufficiente”. Motivo per cui il personale infermieristico è “esposto a un margine di errore operativo maggiore”.

Il 3 gennaio i sindacati riportano anche quanto avvenuto nelle notti del 27 dicembre e del 1° gennaio in Cardiologia, quando gli infermieri sono stati costretti a chiedere aiuto ai colleghi dell’Utic e a ovviare alla trascrizione delle attività infermieristiche e alla visione delle telecamere, perché impegnati “nell’assistenza, nonché nelle cure igieniche dei molteplici pazienti allettai e non collaboranti”.

Le ostetriche – Non basta. Dopo il 16 gennaio, appunto, nella Ginecologia è stato implementato l’impiego delle ostetriche. Che ora, però, sono allarmate. Per i 26 posti letto il loro numero, sulla carta, è adeguato. “Anzi, ce ne sarebbero anche di più – aggiunge Cipollini -, ma una fa turni solo sulle 12 ore, altre cinque, di cui due in aspettativa, usufruiscono della 104, e ancora cinque sono in maternità, mai sostituite. Teniamo conto poi che una deve andare in sala parto. Hanno paura di non farcela”.

La direzione strategica dell’Asl 2, dal canto suo, “respinge in maniera categorica” la rappresentazione per cui la morte del neonato al Pertini sia ricollegabile alla mancanza di personale, “in quanto non vi sono carenze di personale in servizio”. Per il sindacalista, “se i numeri sono a posto, allora è la collocazione delle risorse che non va”.

Redazione Nurse Times

Fonte: Il Messaggero

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