Napoli, personale sanitario aggredito al Pellegrini dopo il flash mob

A neanche 24 dalla manifestazione di lunedì si sono verificati due nuovi episodi di violenza nello stesso ospedale.

«Siamo medici e siamo sotto attacco», aveva detto il presidente dell’Ordine dei medici, Silvestro Scotti, chiamando a raccolta tutti i sanitari per il flash mob di lunedì mattina all’Ospedale dei Pellegrini di Napoli. Non sono passate nemmeno 24 ore che proprio nella struttura della Pignasecca si sono verificati altri due casi di aggressione, il numero 40 e il numero 41 dall’inizio dell’anno. A darne notizia l’associazione Nessuno tocchi Ippocrate, che sulla sua pagina social ha riportato i due episodi.

Il primo, la sera di lunedì, poco dopo le 23. Un paziente, al Pronto soccorso, ha aggredito verbalmente e minacciato infermieri e medici, che hanno allertato le forze dell’ordine. L’uomo si era recato in ospedale per un mal di stomaco che durava da giorni e, nonostante fosse passato al triage e fosse stato già sottoposto ad alcuni esami diagnostici, ha iniziato a dare in escandescenze perché non voleva attendere il proprio turno per la visita medica.

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Stesso iter per una donna che ieri mattina, sempre al Pronto soccorso del Pellegrini, insieme con i parenti che l’avevano accompagnata, ha inveito contro i medici che, a suo parere, ritardavano la visita. Anche in questo caso gli agenti di polizia hanno identificato le persone coinvolte nell’alterco. I medici e i sanitari aggrediti sono stati refertati allo stesso Pronto soccorso. Per tutti la diagnosi è di un forte stato d’ansia

, accusato non solo dai sei fra medici e infermieri curati ieri dai colleghi, ma molti altri che lamentano di dover lavorare con la continua preoccupazione di essere aggrediti e minacciati.

«Facciamo in modo che il flash mob di lunedì non sia una manifestazione degli ospedalieri o di chi lavora nell’emergenza-urgenza – ha detto Scotti –. Prima di qualunque specializzazione, noi siamo medici e siamo sotto attacco. Se un paziente aggredisce un medico in un ambulatorio, in uno studio o in un pronto soccorso significa che non esiste più limite alla certezza di impunità nel compiere un gesto simile. Aggredire un medico con la certezza di essere identificati e non curarsi minimamente delle conseguenze significa essere ben oltre il limite».

Scotti sta promuovendo da anni campagne contro questa ondata di violenza nei confronti di medici e infermieri, tanto che lo scorso anno aveva provocatoriamente girato per nosocomi con addosso un giubbotto antiproiettili. Immagini forti, che non si vedono nemmeno in territori di guerra, dove le strutture sanitarie sono canonicamente tenute fuori da combattimenti e aggressioni. «Il problema è enorme – ha dichiarato Scotti – e riguarda tutti, medici e cittadini perbene. Nessuno escluso. Un medico aggredito è un soccorso mancato, un paziente che non potrà essere salvato».

Redazione Nurse Times

Fonte: Roma

 

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