Morto dopo sette ore d’attesa al pronto soccorso del Sant’Orsola. La Fials denuncia: “Sulle criticità l’Azienda non ci ha ascoltato”

Il segretario provinciale, Alfredo Sepe, rilancia la questione sulla dotazione organica insufficiente. “Avevamo chiesto che fosse implementato il personale infermieristico”. Intanto si prospetta un nuovo taglio di posti letto (225) in tutta la provincia di Bologna

 

BOLOGNA – “Noi da tempo avevamo evidenziato, ai vertici del Policlinico, le criticità organizzative e gestionali del pronto soccorso”. Parole di denuncia, amaramente profetiche, quelle di Alfredo Sepe, segretario provinciale della Fials Bologna, ancor di più all’indomani della morte di un paziente di Mario Dell’Olio, paziente di 79 anni, che tra lunedì e martedì della scorsa settimana ha atteso più di sette ore al pronto soccorso del Sant’Orsola prima di essere visitato. L’uomo, come ha raccontato la figlia Laura in un’intervista al Resto del Carlino, era affetto da una grave forma di leucemia ed era arrivato al pronto soccorso alle 18,21 di lunedì 23 gennaio.

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Al triage gli era stato assegnato il codice verde e prima di visitarlo sono trascorse sette ore: poco dopo la mezzanotte l’uomo è deceduto e, come racconta la figlia Laura, “gli è stata strappata anche la pietà di una morte dignitosa”. La vicenda, come detto, ha riacceso le polemiche sulle criticità organizzative dei pronto soccorso, esplose nelle scorse settimane quando gli operatori sanitari degli ospedali “Maggiore” e Sant’Orsola” hanno dovuto affrontare la doppia emergenza (neve e influenza) con turni massacranti e, in alcuni casi, diventando vittime di aggressione da parte di persone esasperate per le lunghe attese.

 

Alfredo Sepe, segretario provinciale Fials Bologna

Avevamo chiesto – racconta Sepe – l’implementazione del personale medico e infermieristico di supporto, di predisporre dei percorsi specifici nei pronto soccorso per ogni patologia e di implementare, anche temporaneamente, i posti letto nelle degenze direttamente collegate al pronto soccorso: parlo della medicina d’urgenza e dell’osservazione breve intensiva. Servivano per affrontare l’emergenza del momento ma i vertici del Policlinico non ci hanno dato ascolto ed è successo quello che è successo”

.

Il timore del segretario provinciale della Fials è che, alla luce di quanto accaduto nel pronto soccorso del Sant’Orsola, “si punti il dito sui professionisti coinvolti e in particolare sugli infermieri”. Per questo il sindacato avverta l’Azienda sanitaria: “Se hanno intenzione di puntare il dito contro i professionisti dovranno confrontarsi con noi”. Intanto la Fials bolognese torna a sollecitare l’implementazione dei posti letto e la chiamata in servizio di personale anche attraverso le agenzie interinali: “Bisogna implementare la dotazione organica del pronto soccorso del Sant’Orsola” chiarisce Sepe. Che si dice preoccupato anche dalle notizie che arrivano sulla possibile riduzione di posti letto nelle strutture sanitarie della provincia di Bologna: “Vogliono tagliare 225 posti letto e di questi, ben 98 al Sant’Orsola”. Situazione delicata che si riverbera sul lavoro del personale anche infermieristico, ormai al limite dell’esasperazione.

Sepe, infine, annuncia la richiesta di un incontro con l’assessore regionale alla Sanità dell’Emilia Romagna per fare una valutazione nei confronti dei direttori generali delle aziende sanitarie e sulla modalità con la quale hanno gestito l’emergenza influenzale e, di riflesso, quella nei pronto soccorso. Con un paziente che ha atteso sette ore prima di essere visitato.

Salvatore Petrarolo

Foto: web

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