Morì a 18 anni dopo aver rifiutato la chemioterapia, genitori indagati per omicidio colposo

Alla coppia è stato notificato dalla Procura di Padova l'avviso di chiusura delle indagini preliminari. Omicidio colposo, per i coniugi, aggravato dalla “previsione dell’evento”: i due avevano convinto la figlia, 18enne malata di leucemia, che la chemioterapia fosse “nociva”.

Alla coppia è stato notificato dalla Procura di Padova l’avviso di chiusura delle indagini preliminari.

Omicidio colposo, per i coniugi, aggravato dalla “previsione dell’evento”: i due avevano convinto la figlia, 18enne malata di leucemia, che la chemioterapia fosse “nociva”.

Non approvarono, per la figlia 18enne malata di leucemia, “la somministrazione della terapia chemioterapica, indicata da tutti i medici interpellati come essenziale e idonea a determinare la guarigione”. La convinsero che era dannosa. E che bisognava tentare altre strade.

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È con queste motivazioni che la Procura di Padova ha indagato per omicidio colposo, aggravato dalla previsione dell’evento, i genitori della ragazza di Bagnoli (Padova) deceduta lo scorso agosto dopo aver rifiutato le cure chemioterapiche.

Il provvedimento di notifica è arrivato a seguito di una importante raccolta dati, per cui sono stati ascoltati tutti i medici che, anche all’estero e a diverso titolo, hanno avuto contatto con la ragazza.

È stata acquisita anche tutta la documentazione relativa ai plurimi ricoveri della giovane (anche in Svizzera) e sono stati sentiti gli amici più vicini alla ragazza, i professori e le persone più vicine alla famiglia.

Entrando più nello specifico, per gli inquirenti il padre e la madre della giovane “violando l’obbligo di tutela insito nella potestà genitoriale, da un lato si opponevano alla terapia chemioterapica

, osteggiata fin dal primo intervento medico, dall’altro ingeneravano nella figlia una falsa rappresentazione della realtà sia in ordine alla gravità e mortalità della patologia da cui era affetta (leucemia linfoblastica acuta) sia con riferimento alla idoneità e adeguatezza curativa soltanto dei rimedi da essi proposti, privi di qualsiasi validità scientifica.

In tal modo inducevano nella figlia il falso convincimento che la terapia chemioterapica fosse non solo non necessaria ma addirittura nociva e interferivano in ogni scelta medica.”

Ma non solo. Perché la procura ipotizza anche che i due avrebbero messo in atto “una serie di accorgimenti per svuotare e frustrare i provvedimenti adottati dal Tribunale per i Minorenni di Venezia per impedire ogni possibile interferenza di terzi nella falsa rappresentazione da loro indotta nella giovane.”

Fatto sta che la ragazza è morta a soli 18 anni.

Senza neppure tentare l’unica terapia, validata scientificamente, in grado di darle una speranza. Aggiorneremo i nostri lettori sulle novità riguardanti questa triste e poco comprensibile vicenda.

Alessio Biondino

Fonte: TG24SKY

Redazione Nurse Times

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