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Morbo di Cushing e acromegalia, l’Aifa premia due progetti di nuove cure

Diretti rispettivamente dall’Azienda Ospedaliera di Padova e dall’Università di Messina, gli studi riguardano rari tumori a carico dell’ipofisi.

L’Agenzia italiana del farmaco ha premiato due progetti del gruppo di ricerca coordinato dalla professoressa Carla Scaroni, direttore dell’Unità operativa complessa di Endocrinologia dell’Azienda Ospedaliera di Padova. Classificati tra i primi tre sui dodici finanziati, dopo una selezione operata su oltre 350 proposte, hanno lo scopo di identificare nuove cure per il morbo di Cushing e l’acromegalia, due rari tumori a carico dell’ipofisi (ghiandola posta alla base del cervello), caratterizzati da quadri clinici complessi.

Quanto al primo progetto, Carla Scaroni coordinerà i centri di Endocrinologia universitaria a Torino Molinette, Milano istituto Auxologico Irccs, Ancona e Napoli Federico II. È lei stessa a spiegare: «Ci occuperemo di testare nuovi farmaci per la cura della malattia di Cushing, raro tumore della ghiandola ipofisi che produce ormone Acth in eccesso. La sua iperproduzione causa un innalzamento del livello dell’ormone del surrene, il cortisolo, che è l’equivalente naturale dei cortisonici. Se presente in grande quantità, il cortisolo arreca danni a tutto l’organismo di persone giovani, spesso donne di 20-40 anni, che avranno obesità addominale, fragilità di ossa e pelle, squilibri della pressione arteriosa e del potassio, eccesso di coagulazione (rischio trombotico), problemi psichiatrici anche gravi, diabete mellito, problemi del ciclo, con un maggiore rischio di malattie cardiovascolari (infarto, ictus). Si arriva alla loro diagnosi dopo almeno due o tre anni di insorgenza, perché all’inizio simulano altre malattie molto più comuni, come la sindrome metabolica o la sindrome ovaio-policistico. Il morbo di Cushing è grave e va trattato prima possibile in modo efficace».

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Padova è invece soggetto collaborante, assieme alla genetica del Dipartimento di Biologia, nel secondo progetto, diretto dall’Università di Messina. Tale progetto si occupa della ricerca di marcatori che facciano riconoscere i pazienti con acromegalia, i quali potranno meglio rispondere alla cura medica con analoghi della somatostatina. L’acromegalia è un’altra malattia provocata dal tumore dell’ipofisi, che secerne in eccesso GH (growth hormone

), l’ormone della crescita. Nell’adulto, però, questo ormone causa anomalo accrescimento di mani e piedi, ingrossamento dei tratti del volto, malattie cardiovascolari, diabete mellito, precoce e severa artrosi, ingrandimento di altri organi, col rischio aumentato di secondi tumori (colon, tiroide, vie urinarie). Attraverso l’individuazione di marcatori specifici, ricercatori dovranno eseguire una diagnosi nei tempi brevi e capire quale sia la cura migliore, a seconda delle caratteristiche che presenta di volta in volta questo tipo di tumore.

Gli studi premiati dall’Aifa sono un esempio di lavoro multidisciplinare, iniziato con esperimenti nel laboratorio di Endocrinologia (dove vari farmaci sono stati testati su modelli di cellule simili a quelle del tumore umano), poi seguiti da uno studio clinico pilota su pochi pazienti (approvato da Aifa anni fa). Il progetto ora premiato prevede l’estensione a un numero molto più ampio di casi e l’utilizzo di più farmaci, anche in combinazione, per aumentare l’efficacia del trattamento, riducendone le dosi e limitando così gli effetti negativi.

Essenziale il ruolo del laboratorio di analisi padovano diretto dal professor Mario Plebani, presidente della Scuola di Medicina e Chirurgia dell’Università di Padova, che commenta così: «Questo successo è in linea col riconoscimento ottenuto dall’Azienda Ospedaliera di Padova nel campo delle malattie rare. Il complesso padovano, infatti, è risultato al primo posto in Europa per la diagnosi e la cura di tali malattie, grazie anche al coordinamento del Centro regionale delle malattie rare. È la dimostrazione che si vince lavorando in gruppo, come in una orchestra formata da esperti di varie discipline». A Padova esiste un gruppo multidisciplinare di eccellenza dedicato ai problemi dell’ipofisi e coordinato dalla professoressa Scaroni, che nel 2018 è stata nominata nel direttivo europeo dedicato alle malattie rare endocrine.

Redazione Nurse Times

Fonte: www.padovaoggi.it

 

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