Infermieri

Migliaia di pensionamenti in sanità per “Quota 100”: è questa l’occasione per iniziare a fare veramente gli infermieri?

L’imminente pensionamento di decine di migliaia di infermieri dipendenti pubblici che il sistema sanitario nazionale dovrà affrontare nei prossimi mesi viene da molti visto come una potenziale criticità grave, che potrebbe dare il colpo di grazia ad una sanità pubblica da anni in declino.

Ma volendo osservare la questione da un altro punto di vista, ed in ottica più che ottimistica, potrebbe essere questa l’occasione per iniziare a fare veramente gli infermieri in reparto?

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Analizzando i bandi pubblicati negli ultimi mesi appare evidente come la sanità italiana intenda investire maggiormente sulla figura dell’operatore socio sanitario e meno su quella infermieristica.

Facendo una semplice ricerca sui principali siti concorsuali si può subito notare come le selezioni di infermieri prevedano l’assunzione di pochissime unità, a fronte dei quasi 100.000 colleghi che raggiungeranno finalmente il meritato riposo. I bandi di molte aziende ospedaliere rivolti agli operatori socio sanitari invece mettono a disposizione centinaia di posti, se non migliaia.

Ma indipendentemente dalle supposizioni relative a meri dati statistici, ha davvero senso pensare che decine di migliaia di infermieri possano essere sostituiti nel giro di pochi mesi attraverso il sistema dei concorsi pubblici?

Potrebbe essere questa una situazione paradossale dalla quale trarre beneficio iniziando ad essere veramente i responsabili dell’assistenza infermieristica e non i meri esecutori di ogni mansione domestico alberghiera richiesta in reparto?

Visto il costante marasma legislativo riguardante la professione infermieristica e le attività ad essa connesse e la totale mancanza di controlli da parte degli organi competenti, potrebbe essere questo il momento di responsabilizzare e abilitare gli operatori socio sanitari ad eseguire alcune prestazioni (che in molte realtà già eseguono da anni) quali la somministrazione di terapia orale, la rilevazione completa dei parametri vitali e la gestione di buona parte dell’assistenza diretta al paziente?

Dovremmo trarre spunto da quanto accadde oltre 100 anni fa in molte aziende dell’epoca?

In tale epoca si affermò e si diffuse il Taylorismo. Ogni tecnica di un ciclo produttivo venne pertanto suddivisa in una serie di operazioni elementari e distinte. Ognuna venne affidata ad un singolo lavoratore.

La suddivisione delle mansioni in sanità rappresenta la forma prevalente di divisione del lavoro, e da decenni contraddistingue anche le attività dei reparti ospedalieri, soprattutto in quelli nei quali le stesse siano poco articolate.

Ed ecco che il personale infermieristico da sempre effettua il giro flebo, il giro pressioni ed il giro delle medicazioni ad esempio.

Frederick Taylor è diventato famoso come il “padre del management scientifico” venendo ricordato come “specialista dell’efficenza”.

Era convinto che le parti di ogni attività lavorativa svolta potessero essere analizzate scientificamente, misurate, quantificate in termini temporali e standardizzate per massimizzarne l’efficienza ed il profitto.

Il punto centrale del sistema di Taylor è la nozione secondo la quale ci sarebbe sempre un modo migliore per svolgere qualsiasi mansione, ed assicurarsi che ogni lavoratore faccia ciò sarebbe la responsabilità principale di ogni buon manager o coordinatore.

“Nel passato veniva prima l’uomo; nel futuro, il sistema deve essere al primo posto”, spiegava Taylor.

E allora perché non stravolgere questo sistema sanitario ormai moribondo e trarre vantaggio dalla ormai insanabile carenza di infermieri?

Certo, più volte è stato ribadito come l’assistenza infermieristica debba essere personalizzata, culturalmente congruente e chi più ne ha più ne metta. Applicare il Taylorismo in sanità potrebbe non permettere il raggiungimento di tali obiettivi. Ma fino ad oggi tutto ciò è mai stato conseguito?

Simone Gussoni

Dott. Simone Gussoni

Il dott. Simone Gussoni è infermiere esperto in farmacovigilanza ed educazione sanitaria dal 2006. Autore del libro "Il Nursing Narrativo, nuovo approccio al paziente oncologico. Una testimonianza".

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