Mieloma multiplo: “Daratumumab”, il nuovo “killer” delle cellule cancerose

Il mieloma multiplo, ad oggi, non ha ancora una cura definitiva, ma con questa potente molecola sembra aprirsi un nuovo capitolo nella lotta a questo tumore.

La Commissione europea (CE) ha concesso l’approvazione condizionata del farmaco DARATUMUMAB come monoterapia per pazienti adulti affetti da mieloma multiplo (MM) recidivato e refrattario, precedentemente sottoposti a una terapia basata su bortezomib (un inibitore del proteasoma (IP)) e desametasone (un corticosteroide) con dimostrata progressione della malattia rispetto all’ultimo trattamento somministrato. Lo ha annunciato nei giorni scorsi la casa produttrice Janssen-Cilag International NV.

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Daratumumab è stato approvato con una valutazione accelerata, un processo riservato ai medicinali che si ritiene possano essere di interesse sanitario pubblico, in particolare dal punto di vista dell’innovazione terapeutica.

I dati di uno studio clinico di fase 3 hanno dimostrato che il trattamento immunoterapico con daratumumab (DARZALEX®) in combinazione con una terapia standard, bortezomib e desametasone, ha portato ad una riduzione del 61% nel rischio di progressione o morte (sopravvivenza libera da progressione, PFS) rispetto ai soli bortezomib e desametasone nei pazienti affetti da mieloma multiplo sottoposti in media a due linee terapiche precedenti.

Questi dati sono stati presentati nella conferenza annuale 2016 dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO) di Chicago e illustrati nuovamente anche nel corso di una presentazione orale alla 21° Conferenza annuale della European Hematology Association (EHA) tenutasi domenica 12 giugno a Copenaghen (Danimarca).

Negli studi effettuati fino a oggi, afferma Antonio Palumbo, direttore del Dipartimento di Oncologia, Università di Torino, ”abbiamo visto nei pazienti dei risultati senza precedenti in termini di sopravvivenza libera da progressione di malattia e di risposta generale alla terapia, risultati ottenuti in studi in cui pazienti con mieloma multiplo hanno ricevuto l’immunoterapia con daratumumab in combinazione con una terapia standard”.

DARATUMUMAB: UN ANTICORPO MONOCLONALE

Daratumumab è il primo anticorpo monoclonale (mAb) mirato alla proteina CD38 approvato in Europa. Agisce legandosi alla proteina CD38, una molecola di segnalazione con espressione elevata sulla superficie di diverse cellule del mieloma indipendentemente dalla fase della malattia. In questo modo daratumumab attiva il sistema immunitario del paziente per attaccare le cellule cancerogene, con la conseguente morte rapida delle cellule tumorali tramite apoptosi (morte cellulare programmata)  e meccanismi d’azione immunomediati, inclusa la citotossicità complemento-dipendente (CDC), la citotossicità cellulare anticorpo-dipendente (ADCC) e la fagocitosi cellulare anticorpo-dipendente (ADCP). Daratumumab ha dimostrato inoltre effetti immunomodulanti che contribuiscono alla morte cellulare del tumore grazie all’aumento delle cellule immunosoppressive come le cellule T-reg, B-reg e le cellule soppressive di derivazione mieloide.

I RISULTATI DEGLI STUDI

L’approvazione di daratumumab si è basata sulla valutazione dei dati dello studio di fase 2 MMY2002(SIRIUS) pubblicato nella rivista The Lancet; sullo studio clinico di fase 1/2 GEN501, pubblicato nella rivista The New England Journal of Medicine; e sui dati di tre studi aggiuntivi. I risultati di un’analisi di efficacia combinata degli studi clinici GEN501 e MMY2002 (SIRIUS) hanno dimostrato che, dopo un follow-up medio di 14,8 mesi, la sopravvivenza globale mediana (OS) stimata, in pazienti già fortemente pre-trattati a cui era stato somministrato daratumumab in monoterapia (16 mg/kg), era di 20 mesi (CI 95 per cento, 15-non stimabili). Il tasso di risposta globale (ORR) per l’analisi combinata è stato del 31 per cento, con stabilizzazione o miglioramento della malattia per l’83 per cento dei pazienti. Daratumumab ha dimostrato un profilo di sicurezza tollerabile e clinicamente gestibile come monoterapia in pazienti fortemente pre-trattati. Gli eventi avversi (AE) più comuni della fase 2 dello studio clinico MMY2002 (SIRIUS), riscontrati in oltre il 20 per cento dei pazienti, sono stati affaticamento, anemia, nausea, trombocitopenia, mal di schiena, neutropenia e tosse. Gli eventi avversi più comuni nella seconda parte della fase 1/2 dello studio clinico GEN501 sono stati affaticamento, rinite allergica e piressia (febbre).

Nicoletta Fontanile

FONTI:

www.osservatoriomalattierare.it

www.ansa.it

news.jbprof.com

Redazione Nurse Times

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