Malattie cardiovascolari: rischio maggiore durante il sonno per chi soffre di ipertensione

Ricercatori giapponesi sottolineano quanto sia importante misurare la pressione sanguigna anche durante le ore notturne.

Stando ai risultati di uno studio giapponese pubblicato sulla rivista Circulation, durante la fase del sonno i soggetti con ipertensione hanno maggiori probabilità di incorrere in malattie cardiovascolari. I ricercatori sono partiti dal presupposto che la pressione sanguigna si misura di solito durante il giorno, ma in alcuni soggetti, proprio durante il giorno, può rientrare in un range normale, mentre può sforare durante le ore notturne, spesso durante il sonno.

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Secondo Kazuomi Kario, tra gli autori dello studio e professore di Medicina cardiovascolare all’Università di Tochigi, la pressione sanguigna notturna è riconosciuta sempre più come uno degli più importanti predittori della salute cardiovascolare. Il ricercatore ha utilizzato i dati di 6.359 persone provenienti dal Giappone. I dati, raccolti dal 2019 e 2017, si basavano soprattutto sulle misurazioni della pressione del sangue sia durante il giorno che durante la notte. Le misurazioni sono state effettuate tramite un monitor ambulatoriale indossabile, che poteva essere utilizzato anche a casa. Oltre metà dei soggetti aveva più di 65 anni e tutti mostravano un fattore di rischio cardiovascolare, mentre tre quarti di loro assumevano farmaci per la pressione sanguigna.

Tutti i soggetti eseguivano 20 registrazioni della pressione sanguigna diurne e sette notturne. Tenendo conto anche di altri fattori, i ricercatori hanno rilevato che l’aumento dei livelli di pressione sanguigna durante il sonno poteva essere associato a un rischio più alto di malattie cardiovascolari arteriosclerotiche e a insufficienza cardiaca. In particolare, i pazienti la cui pressione sanguigna durante il sonno superava quella diurna si mostravano più a rischio di sviluppare insufficienza cardiaca e più a rischio di manifestare eventi cardiovascolari.

“I risultati indicano che la pressione sanguigna sistolica notturna era un fattore di rischio significativo e indipendente per eventi cardiovascolari – spiega Kario –. Lo studio sottolinea l’importanza di includere il monitoraggio notturno della pressione sanguigna nelle strategie di gestione del paziente, e si spera che possa incoraggiare i medici a garantire che la terapia antipertensiva abbassi efficacemente la pressione sanguigna durante il periodo di dosaggio di 24 ore”.

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