Lavorare a lungo è risultato essere associato con un sostanziale incremento del rischio di ictus cerebrale. Le persone che lavorano più di 10 ore al giorno per almeno 50 giorni all’anno hanno una percentuale che è risultata essere del 45% superiore, rispetto alle persone impiegate per un minor numero di ore.
Un gruppo di ricercatori francesi ha analizzato circa 144.000 soggetti, concludendo che lavorare per un numero così elevato di ore per almeno un decennio, aumenterebbe la probabilità di patologie cerebrovascolari, in particolare modo nelle persone di età inferiore a 50 anni.
Il dott. Alexis Descatha, responsabile del gruppo di ricerca del R. Poincaré Teaching hospital UVSQ presso l’università di Versailles, ha dichiarato quanto segue:
“L’associazione tra periodo di lavoro prolungato per almeno 10 anno ed il rischio aumentato di ictus è apparso notevolmente aumentato per gli under 50. Ciò è stato del tutto inaspettato smentendo ogni nostra precisione. Occorrono tuttavia ulteriori approfondimenti per verificare tale scoperta.”
“Come clinico – spiega il medico – consiglierei ai miei pazienti di lavorare in maniera più efficiente cercando pertanto di ridurre le ore lavorative”.
Sia il gruppo di ricerca di Descatha che gli scienziati del French National Institute of Health and Medical Research hanno analizzato diverse variabili, quali l’età, il numero di ore effettive lavorate e la presenza del fattore di rischio del fumo di sigaretta in una popolazione di 144.000 adulti.
I lavoratori part-time ed i soggetti che avevano già manifestato un ictus cerebrale sono stati esclusi dallo studio. Poco meno di un terzo dei partecipanti hanno dichiarato di lavorare oltre 10 ore, con un 10% di soggetti che ha fatto ciò per oltre un decennio.
In un articolo pubblicato sul giornale Stroke, redatto dall’American Heart Association, i ricercatori hanno dimostrato come lavorare a lungo sia stato la causa di un rischio aumentato pari al 29% di manifestare un ictus cerebrale. Coloro che hanno lavorato più di 10 ore per oltre una decade hanno presentato un rischio aumentato del 45%.
Nessuna differenza significativa sarebbe emersa tra uomini e donne, mentre la categoria lavorativa più a rischio sarebbe quella dei “colletti bianchi”, ovvero quei lavoratori che svolgono mansioni meno fisiche, ma spesso più remunerate rispetto ai “colletti blu” che svolgono il lavoro manuale.
Questa ricerca si è concentrata maggiormente sui numeri, non analizzando nello specifico le cause, anche se precedenti ricerche hanno dimostrato che i libero professionisti ed i managers risulterebbero meno colpiti dal rischio derivante dal lungo periodo lavorativo. I lavoratori dipendenti turnisti impiegati anche di notte invece sono risultati il gruppo più a rischio ictus.
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