“È tornata a casa sfrecciando come una Ferrari sul circuito di Montecarlo e gridando ‘pistaaaa!’, la mia pargoletta di otto anni, di corsa verso il bagno”. La maestra non le aveva permesso di fare pipì alla quarta ora. Avrebbe dovuto farla durante la ricreazione, forzando i suoi poveri sfinteri all’impossibilità di una minzione obbligata.
Me lo ha raccontato così, l’episodio, la mamma preoccupata di una bambina dai capelli in riccioli come spirali. E questa storia si ripete ogni giorno, quando l’insegnante non consente ai bambini di fare la pipì fuori orario.
“Qualcuno se l’è anche fatta addosso”, sottolinea la bimba dagli occhi vispi. “Qualcun altro perde delle gocce e li vedi rossi sul viso. Vanno a casa con le mutande puzzolenti”. C’è chi trattiene la pipì fino a casa, chi rinuncia al succo di frutta della ricreazione per non sentire lo stimolo, chi incrocia le gambe mentre aspetta impaziente la campanella dell’ultima ora.
Ovviamente non stiamo parlando della stessa scuola, né di implosione di un sistema scolastico ipofunzionante, né tantomeno di rabberciamenti da rattoppi di umanità. Ci mancherebbe. Ma questo accade in più scuole italiane e forse è arrivato il momento di parlarne.
Impedire l’espletamento di uno stimolo fisiologico importante come la minzione, non è cosa da poco. Le bambine impareranno così a trattenere lo stimolo e a rimandarlo, predisponendosi al prolasso della vescica
e all’incontinenza, oltre che alle infezioni urinarie.Ovviamente, piccole pesti adolescenti potrebbero usare la scusa della pipì per uscire dall’aula ed evitare la lezione, ma li conosciamo i diavoletti o no? In questi tempi truci è quindi il momento di derubricare gli insegnanti poco informati sull’apparato urinario dei bambini dai tre agli undici anni e proporre loro un aggiornamento. Poche regolette saranno più importanti della sola e unica regola della minzione a comando.
Un bambino nervoso e in ansia, per sue peculiarità caratteriali o proprio per la paura di sporcarsi le mutandine, avrà una vescica ancora più iperattiva. Il bambino stitico, poi, potrebbe avere molti più stimoli urinari di chi non lo è, per la compressione delle feci nell’ampolla rettale sulla vescica stessa.
La frequenza minzionale può dipendere anche da disfunzioni dell’apparato urinario, e proprio le insegnanti potrebbero accorgersene, monitorando i frequenti accessi al bagno dei bambini, per poi riferirne ai genitori. In questo modo si attiverebbe una vera prevenzione delle disfunzioni del pavimento pelvico dell’età della crescita e adulta, fatta da persone istruite, colte e consapevoli, che senza prosaiche riparazioni di un danno fatto da colleghi verrebbero decantate dai genitori come le migliori insegnanti olistiche al mondo.
Fanni Guidolin
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