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L’Operatore Socio-Sanitario del futuro sarà un robot-umanoide?

Come sopperire alle carenze di personale di supporto senza gravare troppo sui bilanci aziendali? Questo dilemma attanaglia da anni molti dirigenti ospedalieri

 

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A dare un barlume di speranza potrebbe essere il professor Dan Popa ricercatore dell’Università di Luisville. Starebbe sviluppando il primo assistente infermieristico umanoide.

Il prototipo è dotato di capelli, barba, occhi, voce, pelle morbida e sovrapponibile a quella umana. Sarà possibile conversare con il robot come con qualsiasi altra persona reale. Con semplici comandi vocali si potranno impartire numerosi ordini.

Lo sviluppo del primo robot umanoide da corsia ospedaliera rappresenta un importante passo verso la domotica sanitaria.

Secondo l’ideatore non ci troviamo in fase embrionale bensì nei prossimi 10 anni, potremmo tranquillamente vedere questi replicanti in ospedale effettuare operazioni semplici come portare acqua ai pazienti, rispondere ai campanelli, sistemare cuscini, cambiare sacche cateteri e sostenere gli anziani per farli camminare lungo la corsia.

“Stiamo sviluppando questo progetto non per sostituire gli infermieri, ma per aiutarli ad essere più produttivi. Non è un rimpiazzo, ma un supporto che può fare tante piccole cose”.

L’assistente robotico sarà in grado di estrarre guanti in lattice dalla confezione porgendoli in modo tale che l’Infermiere possa indossarli comodamente.

Potrà anche versare l’acqua da una brocca ad un bicchiere offrendola ad un paziente assetato così come potrà aiutarlo ad alzarsi dal letto per camminare.

“Siamo al 85% di funzionalità sul versamento dell’acqua nel bicchiere. Significa che per il restante 15% l’acqua va per terra, si rompe la brocca, o si lava il paziente”.

L’obiettivo dei ricercatori dell’Università di Louisville sarà quello di migliorare e potenziare la risposta ai comandi umani del robot,

“Abbiamo lavorato molto e sono tante le realtà che stanno sviluppando queste tecnologie, credo che nel giro di 10, massimo 15 anni, potremo avere robot in corsia con diverse mansioni”.

I “robot-oss” saranno in grado di servire il pasto ai pazienti stabilendo un rapporto empatico con loro grazie alle sembianze umane dei quali saranno dotati.

“L’interfaccia umanoide tranquillizza l’essere umano” spiega Bopa, ma davanti ad una spiegazione simile rimangono comunque un’enorme quantità di dubbi, etici, professionali e culturali da porsi.

E’ davvero possibile che un robot umanoide possa entrare nel novero dei lavoratori che supportano l’infermiere, di fatto sostituendo le mansioni di un OSS?

E’ davvero il nostro scopo – nell’arco di 10 anni, meno di un terzo del tempo necessario ad un lavoratore assunto oggi per raggiungere la pensione – fare si che le conversazioni fra paziente e sanitario in ospedale o in un centro anziani, siano sviluppate da una macchina? Vogliamo davvero che sia un robot ad effettuare tutte quelle operazioni basilari (cambio sacca catetere, far evacuare o urinare il paziente, dare da mangiare al paziente o farlo camminare) che richiedono tempo, empatia e pazienza?

L’infinita polemica tra gli infermieri che rifiutano di fare il giro letti sostenendo che costituisca demansionamento e quelli che lo ritengono fondamentale per valutare la cute del paziente potrebbe concludersi con l’introduzione di un robot umanoide che possa svolgere le mansioni domestico-alberghiere?

Simone Gussoni

Fonte: emercgencylive

 

Dott. Simone Gussoni

Il dott. Simone Gussoni è infermiere esperto in farmacovigilanza ed educazione sanitaria dal 2006. Autore del libro "Il Nursing Narrativo, nuovo approccio al paziente oncologico. Una testimonianza".

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