Secondo l'Associazione Italiana per Infermieri di Oncologia per stravaso si intende l'infiltrazione accidentale di farmaci antiblastici nei tessuti sottocutanei e sottodermici attorno alla sede intravenosa o intrarteriosa di somministrazione
A questa definizione bisogna aggiungere che il danno, però, non si limita solo a livello basale bensì può coinvolgere più in profondità anche nervi, tendini e articolazioni.
A livello internazionale l’incidenza non è particolarmente rilevante: gli stravasi di agenti citotossici da catetere venoso periferico, infatti, variano dallo 0,45% al 6,4%.
Per quanto riguarda l’Italia va detto che, purtroppo, non esistono registri ufficiali in cui vengono documentati gli stravasi; gli unici dati derivano da segnalazioni in cartelle cliniche o da schede di valutazione di reparto non standardizzate a livello internazionale.
Le sedi più a rischio per i danni da stravaso da catetere venoso periferico sono ovviamente compatibili con quelli di posizionamento del device quali il dorso della mano, la fossa antecubitale e le articolazioni di polso e di gomito.
Le cause e i fattori di rischio dello stravaso sono riconducibili a 3 fattori:
Il riconoscimento precoce dello stravaso è alla base del suo corretto trattamento; ed è per questo che per prima cosa va altamente differenziato dalle irritazioni della vena.
Segni e sintomi dello stravaso sono particolarmente caratteristici, basti osservare il dolore che è severo e localizzato solo intorno al sito di infusione; l’ulcerazione che è tipica se non addirittura esclusiva dello stravaso ed il reflusso ematico che è presente in tutte le complicanze tranne in questo caso; l’eritema e l’edema, invece, non sono segni distintivi ma vanno comunque tenuti in considerazione al fine della diagnosi.
Un’attenzione particolare va posta ai casi asintomatici per cui il rischio è di non identificare in tempo utile lo stravaso e quindi andare a provocare danni ancora più gravi alla persona assistita.
Le linee guida internazionali per il trattamento dello stravaso del 2012 hanno tracciato dei punti salienti:
Un altro punto saliente da non sottovalutare è il kit d’emergenza.
Ultima ma non per importanza la documentazione.
Le linee guida consigliano la presenza in reparto di una scheda di rilevazione dell’evento che deve permettere la tracciabilità dell’assistito e descrivere la dinamica dello stravaso e una scheda per il successivo follow up.
L’infermiere ha un ruolo cruciale nella prevenzione, nella diagnosi precoce e nella gestione dello stravaso; come indicato dalle linee guida che delimitano 5 aree in cui deve essere protagonista.
La standardizzazione delle procedure e dei protocolli, la formazione del personale sia come parte educata che come parte educatrice, l’educazione e l’informazione dell’assistito, l’adeguata scelta dell’accesso venoso e il monitoraggio dell’infusione, l’adeguata gestione della somministrazione del farmaco.
Le giuste strategie di prevenzione, le adeguate scelte tecniche, infermieri ben preparati e pazienti opportunamente informati rappresentano gli unici modi per ridurre gli episodi di stravaso.
Anna Arnone
Sitografia
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