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Livorno, ristoratore colpito da arresto cardiaco: infermiere gli salva la vita. “Ho fatto ciò che dovevo”

Arturo Marano racconta al Tirreno come ha soccorso l’uomo vittima di un malore sul retro del suoi locale.

«Ho fatto semplicemente ciò che dovevo fare, perché i miei genitori mi hanno sempre insegnato a non girarmi dall’altra parte e a rendermi utile quando ne ho le possibilità. Ero appena arrivato nel locale della Venezia per una bevuta, poi quando mi hanno detto che nel magazzino c’era una persona che stava male mi sono subito precipitato ad aiutarla. Già dopo il massaggio cardiaco, per fortuna, ha dato segni di ripresa, riaprendo gli occhi e tornando a respirare. Da giorni non faccio che pensare a lui…».

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Arturo Marano ha 27 anni ed è un infermiere. Lavora alla casa di riposo Santa Maria di Montenero (Livorno), «dove i medici non sono sempre presenti e io e i miei colleghi dobbiamo essere molto svegli, prendendo anche l’iniziativa quando è necessario». E tre giorni fa, nella serata di sabato scorso, il giovane – che è anche volontario a Livorno per il Cisom, il Corpo italiano di soccorso dell’Ordine di Malta – ha salvato la vita di un ristoratore 65enne vittima di un arresto cardiaco, forse un infarto, che lo ha colto nel retro del locale da lui fondato (e in cui ora non lavora più) nel quartiere della Venezia. Ora l’imprenditore, è in prognosi riservata in ospedale.

Antonio, ci racconti cosa è successo?
«Un amico era venuto a trovarmi dal sud Italia e ho deciso di portarlo a bere in un locale famoso di Livorno. Ero appena arrivato, avevo visto molta gente fuori, poi al bancone quando ho chiesto un drink mi è stato risposto in maniera comprensibilmente tesa che c’era una persona che stava male, per cui ho chiesto se potevo dare una mano dopo essermi qualificato come infermiere».

Poi?
«Sono andato nel magazzino, accompagnato dai dipendenti, dove c’era questa persona in arresto cardiaco. Non mi avevano detto all’inizio che le condizioni erano così gravi, pensavo a un malessere generale, ma avevano comunque già chiamato i soccorsi, quindi non ho impiegato tempo per chiamare il 112».

Così hai iniziato tu il massaggio cardiaco.
«In realtà c’era già una persona che lo stava facendo. Ma era insicura, mi ha detto che aveva fatto solo un corso base per le nozioni principali e che dal vivo gli stava risultando molto più complicato rispetto alle simulazioni. È comprensibile, per questo mi ha chiesto di continuare e così ho fatto».

E tu lo ha salvato.
«Ho proseguito le manovre rianimatorie e lui dopo poco si è ripreso, riaprendo gli occhi e ricominciando a respirare, anche se non era naturalmente cosciente. Non so da quanto tempo fosse in arresto cardiaco, perché io nel locale ero arrivato in quel momento, penso comunque da pochissimo tempo».

L’ambulanza è arrivata subito?
«L’avevano già chiamata, ma purtroppo in quella zona essendoci piloncini e ostacoli fissi in strada l’autista della Misericordia di via Verdi ha dovuto perdere un po’ di tempo e non ha fatto velocissimo. Dopo un po’ il ristoratore aveva ripreso il ritmo cardiaco e dopo l’arrivo del medico c’erano già le condizioni per il trasporto in ospedale. Dopo l’arrivo dei soccorritori mi sono ovviamente adoperato per aiutarli, visto che lo spazio era molto angusto e questa persona non era facile da spostare. Ho quindi contribuito alla stabilizzazione sulla barella, prima del trasferimento al pronto soccorso».

Nel frattempo hai parlato con qualcuno della famiglia?
«Sì, la moglie del ristoratore era lì e mi ha ringraziato sentitamente. Ci ho parlato solo un attimo, naturalmente, perché ha poi seguito l’ambulanza verso l’ospedale. Sono rimasto un attimo con gli altri ragazzi del locale, che poi hanno chiuso. Avrei voluto ripassarci in questi giorni per avere qualche aggiornamento sulle sue condizioni di salute, ma non ho avuto ancora il tempo di farlo».

Ti era già capitata un’esperienza simile?
«Al lavoro chiaramente siamo preparati a queste eventualità. Purtroppo, però, con mio padre non più tardi di qualche settimana fa è avvenuto un fatto analogo, non un arresto cardiaco però. È arrivato il medico del 118, fortunatamente ha ascoltato i miei consigli, e non era affatto scontato, e poi si è ripreso. Ora sta meglio: nel locale ho rivissuto quei momenti».

Redazione Nurse Times

Fonte: Il Tirreno

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