Il personale dell'A.O. di Verona incredulo dopo l'arresto di Federica Vecchini, infermiera di 43 anni accusata di aver somministrato morfina ad un neonato
La professionista, stimata da tutti e con quasi 20 anni di esperienza lavorativa, avrebbe messo a repentaglio la vita di un piccolo paziente provocandogli una crisi respiratoria somministrandogli morfina per non farlo piangere.
Il fatto contestatole appare estremamente grave considerati i futili motivi. Le colleghe che lavorano in Terapia Intensiva Neonatale sono sconvolte:
«Come potremo riprenderci da tutto questo? Saremo per tutti quelli che danno la morfina ai bambini», sbotta una specializzanda.
I colleghi di reparto hanno solo buone parole nel descriverla: «Brava, competente, molto esperta e amante dei bambini».
Anche il primario di Pediatria Paolo Biban commenta l’arresto: «Era considerata una delle più brave».
Dovrà fornire la propria versione dei fatti accaduti durante la notte tra il 19 e il 20 marzo scorso all’ospedale di Borgo Roma.
Dovrà spiegare come sia possibile che il bimbo affidatole da una collega abbia rischiato di morire poco dopo per una crisi respiratoria gravissima provocata da una massiccia dose di morfina.
Avrà l’onere di dover spiegare come mai solamente lei sia stata in grado di comprendere ciò che stesse accadendo, convincendo il medico in servizio ad utilizzare un farmaco antagonista degli oppiacei.
«Ho pensato a quel farmaco perché ho subito riconosciuto i sintomi. Faccio da vent’anni questo lavoro, ho una grande esperienza. E tutti i miei colleghi hanno rimarcato la mia affidabilità dal punto di vista professionale».
Ma le indagini interne dell’ospedale prima e successivamente quelle condotte dagli inquirenti avrebbero portato ad altro risultato: l’infermiera ha consigliato il giusto farmaco al medico perché lei stessa avrebbe somministrato la morfina al neonato, verosimilmente “versandone alcune gocce sul ciuccio”.
Molti punti devono ancora essere chiariti. Non è ancora chiaro se questa fosse la prima volta che in quel reparto i neonati venissero sedati con la morfina o se fosse già accaduto in passato.
“Noi siamo caduti dalle nuvole, non sappiamo raccapezzarci per quanto accaduto”, dice ancora il primario Biban.
“Saper vivere sta nell’avere gli occhi di chi ne ha passate tante e il sorriso di chi le ha superate tutte”.
Questa è una frase ricorrente che appare sulla sua pagina Facebook.
“Lavorare in quel reparto è molto stressante, non a caso molti chiedono il trasferimento, forse ha fatto burn-out – confidano alcuni colleghi – Certo, nulla può giustificare quello che è successo”.
Ieri l’intervento del collegio ipasvi di Verona che segue da vicino la vicenda in attesa degli sviluppi degli inquirenti (VEDI).
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