Sono circa 150 i malati di LAP (Leucemia acuta promielocitica) diagnosticati ogni anno in Italia e cioè poco più di una persona ogni 500 mila abitanti.
Ma andiamo un secondo a ritroso e, cerchiamo di capire di cosa si sta parlando.
Per “Leucemia promielocitica acuta” in campo medico, si intende una forma di “Leucemia mieloide acuta” ovvero una neoplasia del sangue, caratterizzata da un rapido sviluppo per eccesso di “promielociti” contenuti nel sangue e nel midollo osseo i quali non maturano oltre ed invadono il midollo.
“Da un punto di vista epidemiologico l’incidenza della LAP è maggiore nei soggetti tra i 30 e i 45 anni, ma, può colpire anche bambini e anziani di entrambi i sessi”, spiega Francesco Lo Coco, ordinario di Ematologia al Dipartimento di Biomedicina e Prevenzione dell’Università di Tor Vergata di Roma.
L’esordio è generalmente improvviso ed è caratterizzato dalla comparsa di una grave sintomatologia emorragica per la presenza di un ridotto numero di piastrine e ad una grave alterazione del meccanismo della coagulazione.
“Nonostante tutto – afferma l’ematologo – la LAP è oggi una malattia che si può guarire nella stragrande maggioranza dei pazienti. Se diagnosticata in tempo e trattata in maniera opportuna con un’adeguata terapia di supporto, basata sulla trasfusione di concentrati piastrinici, plasma fresco congelato ed emoderivati, la LAP guarisce in oltre il 90% dei casi”.
Fondamentale per la diagnosi di LAP è l’indagine genetica, in grado di rivelare un’alterazione cromosomica a carico dei cromosomi 15 e 17.
Scupola Giovanni Maria
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