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La peste in Madagascar, vecchi incubi e nuove emergenze infettivologiche

Tralasciando gli scritti di Tucidide, Boccaccio e Camus, meno noti ai più, chi di noi non ricorda le pagine dei “Promessi Sposi” di A. Manzoni, che descrivono la sofferenza e la morte quali conseguenze della peste, che aveva invaso Milano?

 

Tralasciando gli scritti di Tucidide, Boccaccio e Camus, meno noti ai più, chi di noi non ricorda le pagine dei “Promessi Sposi” di A. Manzoni, che descrivono la sofferenza e la morte quali conseguenze della peste, che aveva invaso Milano?

Dall’antichità ai giorni nostri la peste è stata vista come una punizione che colpisce gli uomini per le loro condotte immorali.

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Di certo ciò che sta accadendo in Madagascar in questi giorni non ci coglie del tutto di sorpresa. Il paese malgascio è uno dei più poveri della terra e le condizioni igieniche precarie degli abitanti costretti a vivere a stretto contatto con i roditori selvatici, cibandosene spesso, ha fatto si che quella che per il Paese è sempre stata una piega endemica, diventasse un problema nazionale.

Il paziente zero sarebbe stato identificato in un giovane uomo morto durante il viaggio verso la capitale dello stesso Stato malgascio, Antananarivo. Dicevamo che la forma di peste bubbonica ha spesso interessato questo Paese, tuttavia la forma più grave che è la peste polmonare sembra essere responsabile dei 33 morti, dichiarati qualche giorno fa dal Ministro per la Salute malgascio, e purtroppo in crescita nel Paese.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) all’inizio di questo mese ha consegnato in Madagascar più di un milione di dosi di antibiotici. Difatti, un intervento rapido e mirato, entro le 24 ore dai primi sintomi, può dare qualche chance di sopravvivenza a chi ne viene contagiato.

L’OMS rassicura che il rischio è al momento circoscritto al solo Madagascar. Anche l’ECDC (il Centro per la Prevenzione ed il Controllo delle Malattie Europeo) invita alla tranquillità e ad effettuare un trattamento antibiotico quali profilassi, in caso contatto con persone affette dalla peste o che siano stati esposti ai fluidi corporei di animali infetti o siano stati morsi dalle pulci.

Brevemente, la peste è una malattia infettiva causata come ci ricorda Epicentro, il  
Il Portale dell’Epidemiologia per la Sanità Pubblica, a cura del Centro nazionale per la prevenzione delle malattie e la promozione della salute dell’Istituto Superiore di Sanità, “dal batterio Yersinia pestis, che normalmente ha come ospite le pulci parassite dei roditori, ratti, alcune specie di scoiattoli e cani della prateria. In qualche caso le pulci possono infettare anche gli animali domestici come i gatti. Normalmente, Yersinia circola tra queste specie senza causare alti tassi di mortalità, e quindi questi animali sono sostanzialmente delle riserve infettive di lungo termine. Occasionalmente, un’epidemia può uccidere anche grandi quantità di roditori e le pulci, in cerca di nuovi ospiti, si trasmettono anche agli esseri umani, diffondendo la malattia.

 La peste si manifesta principalmente sotto tre forme diverse, che a volte possono anche essere compresenti:

  • Peste polmonare;
  • Peste bubbonica;
  • Peste setticemica.

 Per ciò che riguarda il trattamento è essenziale riconoscerne i sintomi rapidamente e intervenire nelle prime ore dalla loro comparsa.

La peste polmonare si manifesta con febbri, mal di testa, debolezza, e un rapido sviluppo di polmonite, con i suoi segnali caratteristici: respiro corto, dolori toracici, tosse. Se il trattamento non è rapido, il paziente può morire nel giro di pochi giorni. Per ridurre le probabilità di morte è essenziale trattare con antibiotici entro le prime 24 ore dalla comparsa dei sintomi”.

L’OMS, memore degli errori fatti nelle fasi iniziali dell’epidemia di Ebola, ha stanziato già 1,5 milioni di dollari per l’emergenza per consentire un sostegno immediato al Paese. Altri 5,5 milioni di dollari arriveranno presto per rispondere efficacemente all’epidemia e salvare vite umane.

 

Rosaria Palermo

 

www.who.int

Rosaria Palermo

Infermiera dal 1994. Attualmente, infermiera specialista del rischio infettivo presso l'ARNAS Garibaldi di Catania. Ho una laurea magistrale e due Master, uno in Coordinamento e l'altro in Management del rischio infettivo. Faccio parte del Direttivo di ANIPIO (Società Scientifica degli Infermieri Specialisti del Rischio Infettivo) dal 2016. Penso che lo scatto nella nostra professione debba essere culturale, prima di ogni cosa. Nelson Mandela diceva che la conoscenza è l'arma più potente di cui gli esseri umani dispongano, ed è ciò che permetterà alla nostra professione di ritagliarsi gli spazi che le competono.

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