La lettera di Olga, infermiera in RSA “scritta con il cuore e con gli occhi di chi sa quello che sta vivendo”

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Olga, infermiera di 49 anni che lavora in una delle tante RSA della grande Milano

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Olga, infermiera di 49 anni che lavora in una delle tante RSA della grande Milano

“Come tutti i miei colleghi stiamo attraversando un periodo molto difficile, che ci sta mettendo a dura prova non solo fisicamente ma soprattutto psicologicamente. Con alcuni colleghi abbiamo pensato di scrivere una lettera aperta in “risposta” alle continue accuse e attacchi mediatici, scritta con il cuore e con gli occhi di chi sa quello che sta vivendo”.

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Spero che vogliate prenderla in considerazione, perché potrebbe dar modo di riflettere e non solo giudicare.

 Un giorno la paura bussò alla porta. Il coraggio andò ad aprire e non trovò nessuno

MARTIN LUTHER KING

C’era una volta una casa di riposo, questa casa si chiama “R.S.A San Giuseppe” e si trova in Via delle Ande, 11 – Milano, dove fino a poco tempo fa il resto del mondo non contava perché la vera bellezza era al suo interno.

La bellezza della nostra casa non è mai stata strutturale ma bensì la si trova nelle persone che la vivono, lavorando, sorridendo, e mettendoci cuore e passione in quello che fanno. Qua, da narratore potrei far risaltare numerose testimonianze e ringraziamenti ma non è questo l’obiettivo!

Ad un certo punto, come per ogni favola, arriva il lupo cattivo così chiamato “Covid-19” e più precisamente il 2 marzo 2020 la paura bussò alla porta.

In silenzio le cose incominciavano a cambiare, alcuni dei nostri Ospiti hanno iniziato a non essere più in pieno benessere e questa era la principale preoccupazione di tutto il personale, il nostro mondo era appena stato attaccato.

La loro quotidianità è stata stravolta: niente più feste, niente più canti in salone tutti insieme, niente più tombola con i premi super desiderati, niente più messa al sabato pomeriggio, niente più musicoterapia, niente più ginnastica di gruppo, niente… niente … niente… niente …. fino ad arrivare a niente più visite da parte dei loro adorati familiari. Quanta sofferenza nel vedere tutti gli operatori star male davanti all’angoscia di ogni nostro Ospite.

Davanti al lupo cattivo hanno dimostrato di essere una squadra unita con sacrificio di tutti gli operatori, infermieri, medici, fisioterapisti, personale amministrativo, addetti alle pulizie, cuoche e direttori… uniti per portare avanti la mission della loro casa di cura:

Niente è più sacro, più intelligente e più bello che studiare, difendere, curare e rilanciare la vita, tutta la vita: corpo, intelligenza, spirito

Don Luigi Verzè

È vero… la fatica fisica e psicologica era ormai tanta ma tutto il personale in servizio ha sempre contribuito nel dare una dignitosa assistenza ai suoi Ospiti, non facendoli sentire soli, dando una parola di conforto, o semplicemente una carezza o un sorriso che a volte vale più di mille parole. Sono andati ben oltre i loro ruoli, tutti, chi più chi meno ma mettendoci sempre il coraggio di affrontare la triste realtà che gli abitanti della casa stavano vivendo.

Ma voi avete mai visto un fisioterapista che si trasforma tutti i giorni in addetto al trasporto dei carrelli della cucina?

Tutto ciò per far arrivare ai Nostri Ospiti il cibo caldo e sgravare dal peso del loro trasporto alle cuoche.

Ma voi avete mai visto un infermiere fare una preghiera in silenzio e adagiando ogni giorno una rosa rossa sulle bare degli ospiti deceduti?

Tutto ciò come avrebbe fatto una figlia o un nipote alla propria mamma o papà, nonno o nonna.

Ma voi avete mai visto operatori in turno per 12h consecutive?

Non può lasciarvi indifferenti… vedere operatori con occhi lucidi e con i segni sul volto di chi è veramente provato quando lavori tutti i giorni per tante ore.

Ma voi avete mai provato a dare le così dette “Brutte notizie” ai familiari che da tempo non vedono fisicamente il proprio caro, secondo voi quanto può essere devastante?

Dottoresse che hanno guardato la porta aperta al lupo cattivo, ma con il coraggio gliel’hanno sbattuta in faccia perché nello stesso momento qualcun altro aveva un piccolo miglioramento e la cosa le riempiva di gioia e speranza.

Ma sapete una cosa? Il lupo cattivo sporca, si attacca e si impadronisce degli ambienti che non sono i suoi, ospite non gradito… ma nella casa c’è una squadra speciale, munita di scopettone, candeggina e sorriso chiudono le porte al lupo!

La casa in Via delle Ande ha tanti telefoni che squillano contemporaneamente… e sapete chi è riuscito a fare la magia nel rispondere a tutte le richieste di informazioni, conforto, supporto, rassicurazione ai familiari dei cari abitanti? Quelle che in altre realtà vengono chiamate amministrative ma in quella casa sono operatori come tutti gli altri.

E parliamo un pò delle cuoche… loro vivono al piano meno uno, isolate e sempre affaccendate a tagliare, sminuzzare, frullare, condire, omogenizzare e preparare ad ognuno degli abitanti della casa il pasto migliore.

Infine vi posso confessare che a lavorare sono rimasti in pochi, tanti operatori sono a casa perché malati, alcuni rientrati in servizio perché guariti, diversi a casa perché impauriti dal lupo cattivo ma sicuro è che in questa emergenza sanitaria i loro superiori responsabili si sono prodigati nel seguire scrupolosamente e con molta professionalità tutte le indicazioni date quotidianamente dagli organi competenti: ATS-MILANO, REGIONE LOMBARDIA, COMUNE DI MILANO…etc..

Guardando tutti gli abitanti della casa ho percepito la bellezza dello spalleggiarsi a vicenda, del supportarsi e guardare oltre alle malelingue che avvolte parlano senza aver vissuto con il lupo cattivo alle spalle.

Chiedetevi, Ma io avrei fatto meglio?

Gli abitanti della casa

Redazione Nurse Times

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