La fiction dell’Infermiera Lea? Una serie di stereotipi che non valorizza la professione

La prima puntata della nuova serie televisiva di Rai Uno, che vede come protagonista l’attrice Anna Valle nei panni dell’infermiera Lea ha suscitato pareri discordanti tra i professionisti che lavorano realmente nelle corsie ospedaliere.

Riportiamo di seguito il pensiero di un collega che ha assistito al primo episodio andato in onda in televisione.

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Egregia redazione


Ieri ho assistito a uno spettacolo di dubbio gusto che di certo non valorizza la nostra professione, anzi ne getta stereotipi e poco credito. Mi riferisco alla nuova fiction Rai “Lea, un nuovo giorno”.

Da LEA livelli essenziali di assistenza si è passati a una guazza di personaggi tutte infermiere (perché gli infermierI non vanno bene?) per lo più indaffarate a parlare di faccende di cuore col medico di turno e di altre frivolezze aberranti.

Stereotipi insomma e poco tecnicismo. Va bene spettacolarizzare un po’ per rendere fruibile allo spettatore uno show, ma perché rendere misera una nostra professione sempre relegata alla divina volontà del medico? (non sia mai a pronunciarlo). La pandemia era l’occasione per far conoscere l’autonomia professionale, la diagnosi infermieristica, gli interventi relazionali.

In questo spettacolo si da colore alle InfermierE, come se la professione non appartiene agli uomini. Come se fosse la professione delle donne, le uniche capaci di empatizzare, come negli anni ‘70.

Questo show rende gli infermieri i soliti servetti del medico. Mi rendo conto che è solo la prima puntata e che possa cambiare nelle prossime ma penso che il filo conduttore sia quello. Le solite banalità.

Dott. Fiorenzo Spina

Dott. Simone Gussoni

Il dott. Simone Gussoni è infermiere esperto in farmacovigilanza ed educazione sanitaria dal 2006. Autore del libro "Il Nursing Narrativo, nuovo approccio al paziente oncologico. Una testimonianza".

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