La notizia riportata da alcune testate giornalistiche locali, riguardante un migrante deceduto nel pronto soccorso leccese del Vito Fazzi ha destato molto clamore.
Un post apparso sul profilo Facebook del giornalista Danilo Lupo avrebbe generato migliaia di commenti e reazioni, diventando subito virale.
“A mezzanotte e 34, quattro ore e 17 minuti dopo essere entrato in ospedale, Paolo muore su una barella nella corsia del pronto soccorso, senza che nessuno sia intervenuto. Quel codice giallo, mediamente critico, si trasforma in codice nero: i sanitari del Vito Fazzi certificano la morte di Paolo”, raccontava il giornalista.
La dignità di ogni persona prima di tutto: la prima regola per ogni struttura sanitaria.
La dignità di ogni persona prima di tutto: è la prima regola per ogni struttura sanitaria. Sul clamoroso falso denunciato sul social network Facebook è quanto mai opportuno precisare come si sono svolti i fatti.
A tal fine riportiamo la ricostruzione del direttore del Pronto Soccorso dell’Ospedale “Vito Fazzi”, dr. Silvano Fracella, che ricalca fedelmente la scheda sintetica che accompagna ogni paziente preso in carico dalla struttura ospedaliera.
“Il Paziente P. C. O., del 1978, nazionalità Kenia è giunto in Pronto soccorso il 27/07/2018, alle ore 20:17, con ambulanza 118, per tremori, difficoltà alla deambulazione in paziente epatopatico cronico e ascite. Gli è stato assegnato il codice giallo.
Alla visita medica è stato riscontrato un grave scompenso epatico da cirrosi e gli esami del sangue eseguiti d’urgenza hanno confermato tale quadro clinico, in più è emersa una grave leuco-piastrinopenia (grave deficit di piastrine nel sangue) da sospetta leucemia acuta.
Dopo aver effettuato tali accertamenti il paziente è stato sottoposto alla consulenza specialistica di medicina interna e alla consulenza specialistica ematologica per meglio chiarire tale diagnosi. Nel corso di tale valutazione il paziente ha manifestato arresto cardiaco e vane sono risultate le manovre rianimatorie, pertanto alle ore 23:00 è stato constatato il decesso e quindi richiesto l’esame autoptico.
Poiché il paziente è giunto in Pronto Soccorso senza parenti o conoscenti è stato immediatamente informato il Posto Fisso di Polizia”.
Sin qui i fatti. Il resto, così come raccontato in maniera suggestiva sui social network, è frutto di una ricostruzione falsa e diffamatoria, che offende l’onore e la reputazione degli operatori sanitari e dell’azienda sanitaria, ma fa strame anche della legge.
Per questo denunceremo per diffamazione col mezzo della stampa, con l’aggravante del fatto determinato (“…muore su una barella nella corsia del pronto soccorso, senza che nessuno sia intervenuto”) l’autore del post e chiunque si sia prodotto in commenti parimenti diffamatori.
Va da sé, che una medesima denuncia sarà presentata anche al Consiglio di disciplina dell’Ordine dei Giornalisti competente per territorio.
Ciò che più colpisce di questa vicenda è che sia un giornalista, che opera in un settore delicato come l’informazione, a diffondere notizie false e diffamatorie, peraltro senza un minimo di verifica dei fatti e strumentalizzando la morte di una persona a fini che, francamente, è difficile anche solo immaginare.
Ancora una volta una fake news ha arrecato un danno di immagine ad un’azienda ospedaliera e ad un’équipe di professionisti della salute.
Diventa sempre più difficile per gli utenti di Facebook distinguere la verità dalla finzione. Occorre prestare sempre più attenzione.
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