Per dimostrare che fare jogging di sera è meglio, e che al mattino si fa molta più fatica, hanno messo dei topi sul tapis roulant. Potrà sembrare bizzarro, ma è successo. In due distinte università, della California e di Israele. Qui alcuni ricercatori hanno fatto allenare dei roditori come se fossero veri atleti. L’esercitazione è avvenuta in momenti diversi della giornata. Ebbene, i topi che correvano la sera sono risultati il 50 percento più efficienti rispetto a quelli che faticavano al mattino. Perché hanno consumato meno ossigeno e avevano livelli più elevati di una sostanza che aumenta l’attività metabolica dei tessuti. Per evitare malintesi o facili ironie, va detto subito che i team del Weizmann Institute of Science di Rehovot (Israele) e della University of California Irvine hanno pure aggiunto che «i risultati potrebbero non essere traducibili per gli esseri umani, perché alcune persone sono nottambuli e alcune sono mattiniere».
Gianfranco Beltrami è il vicepresidente della Federazione italiana medicina sportiva, un medico che conosce i movimenti e le reazioni del corpo. Considera i risultati dello studio (pubblicato sulla rivista Cell Metabolism) interessanti, ma in controtendenza con la letteratura in materia. Non solo, aggiunge sorridendo, andrebbero poco d’accordo con il buon senso: «Lo sforzo serale è maggiore. Chi corre al mattino non deve fare i conti con stress mentale e lavoro che si accumulano durante la giornata. La sera il corpo è più stanco. Il fisico ha bisogno di correre in situazioni di riposo. Ci sono molti studi che lo dimostrano. In generale, i ritmi ormonali tendono a osservare quelli della natura: quando c’è luce si svolge un’attività mentre con il buio si tende a riposare».
La questione è complessa. Diversi i fattori. Luce e buio. Fisiologia e abitudini dettate dalla vita sociale. Metabolismo ed esigenze della psiche. Tuttavia i ricercatori delle due università, su un punto, sembrano non avere dubbi: l’esercizio fisico è influenzato dai nostri ritmi quotidiani
. Durante lo studio hanno anche confrontato i risultati ottenuti dai topi con quelli di 12 uomini, scoprendo che pure gli umani consumavano meno energia la sera. Nel tentativo di capire come i tessuti dei roditori cambiassero durante l’esercizio fisico, i ricercatori hanno scoperto che una proteina, nota come Hif-1alfa, è stata attivata dal corpo durante l’esercizio fisico in diversi modi e in vari momenti della giornata. «Si tratta di una nuova scoperta – ha affermato Paolo Sassone-Corsi, direttore del Centro per l’epigenetica e il metabolismo dell’università californiana –, perché finora non sapevamo che i suoi livelli fluttuassero in base all’ora del giorno».Niente contro i test scientifici, ma Julia Jones, scrittrice e maratoneta californiana che da vent’anni allena corridori amatoriali, parte da un assunto molto più prosaico: la fisiologia della persona. Il metabolismo personale. Il come si è. «Per esperienza – ha detto – noto che ognuno ha un suo bioritmo. I corridori sono come i bambini: ci sono quelli che si svegliano prestissimo e hanno un sacco di energia, e quelli che invece hanno bisogno di dormire e ci mettono più tempo a carburare. Idem per la corsa: c’è chi è pronto già all’alba. La stessa persona farebbe più fatica alla sera».
Jones vive da molti anni a Modena e ha sposato un allenatore che lavora con i professionisti per la Federazione di atletica. Più che luce e buio, divide il mondo dei corridori in due categorie: quelli che vogliono raggiungere un risultato o hanno un obiettivo (maratona o corsa su un’altra distanza) e quelli che invece si rivolgono a lei per stare meglio, per motivi di salute: «Ai primi consiglio di correre al mattino». La sua spiegazione introduce un elemento umano che poco ha a che fare con i risultati scientifici ottenuti nei laboratori: la tentazione. «Di sera, soprattutto d’estate, c’è la cena all’aperto, più impegni in famiglia, magari l’aperitivo con amici. Allenarsi diventerebbe faticoso, pesante».
Redazione Nurse Times
Fonte: Corriere della Sera
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