Regionali

Ipasvi Pescara, Rosini: “Gli infermieri e la riorganizzazione della rete ospedale-territorio”

Le richieste della presidente Irene Rosini alla Regione: implementazione dell’infermiere di famiglia, istituzione di ambulatori infermieristici e maggiore coinvolgimento nella costruzione dei percorsi clinico-assistenziali

Implementazione dell’infermiere di famiglia sul territorio per la presa in carico dei pazienti fragili, attivazione di nuovi modelli organizzativi che prevedano l’istituzione di ambulatori infermieristici h12 sul territorio e nelle aziende sanitarie, maggior coinvolgimento della professione infermieristica nei tavoli tecnici per la costruzione di percorsi clinico-assistenziali e, possibilmente, l’inserimento strutturato degli infermieri negli staff degli uffici regionali che si occupano di programmazione sanitaria, con l’obiettivo di partecipare e contribuire alla stesura dei progetti di riorganizzazione sanitaria sul territorio abruzzese.

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Sono queste le richieste avanzate da Irene Rosini, presidente del collegio Ipasvi di Pescara, a nome dei 2.200 professionisti, ieri pomeriggio durante la tavola rotonda con l’assessore regionale alla Sanità Silvio Paolucci e il direttore dell’Agenzia sanitaria regionale Alfonso Mascitelli.

All’incontro all’Hotel Villa Michelangelo di Città Sant’Angelo, intitolato “Il ruolo degli infermieri nella riorganizzazione della rete ospedale-territorio. Appropriatezza organizzativa e nuovi modelli assistenziali. La valorizzazione delle competenze della professione infermieristica” ha partecipato anche la senatrice Annalisa Silvestro, membro della XII commissione permanente d’Igiene e Sanità al Senato. “Gli infermieri”, ha spiegato la presidente del collegio Ipasvi Irene Rosini, “lamentano la mancanza di coinvolgimento nel piano di riqualificazione del sistema sanitario abruzzese 2016-2018. Continuamente veniamo messi all’angolo, facciamo turni massacranti senza rispettare le norme europee, i Pronto soccorso e gli ospedali sono super affollati. È il momento di cambiare, c’è bisogno di un’appropriatezza organizzativa diversa con ognuno che faccia il proprio ruolo ciascuno per le proprie competenze. Chiediamo alla Regione l’impegno all’apertura degli ambulatori infermieristici. Nelle regioni più virtuose come la Lombardia o l’Emilia Romagna 

l’assistenza domiciliare è data all’interno dell’azienda ospedaliera prevedendo la figura dell’infermiere di famiglia, istituito con decreto regionale. Invece in Abruzzo non c’è”.

Nel piano sanitario abruzzese 2016-2018 è prevista la formazione di specifiche figure professionali da utilizzare sul territorio, ma specifica Irene Rosini a nome dei 2.200 infermieri, le competenze già ci sono, il problema piuttosto è mettere gli infermieri in condizione di essere utilizzati al meglio dopo aver frequentato master e specializzazioni post laurea.

Le aspettative di coinvolgimento e valorizzazione della figura dell’infermiere nella rete ospedale-territorio rispondono al desiderio di vedere riconosciuti e valorizzati anche gli altri protagonisti del sistema sanitario regionale.

“L’Abruzzo”, hanno risposto Silvio Paolucci e Alfonso Mascitelli, “è la quarta regione più vecchia in Italia: abbiamo 396mila anziani censiti a fine 2014, di cui almeno il 20% affetti da media e alta fragilità. All’interno del registro epidemiologico delle fragilità si può inserire l’ambulatorio infermieristico. Tra la fine di luglio e i primi di settembre presenteremo un documento per coinvolgervi in questo nuovo percorso organizzativo. La figura dell’infermiere avrà un ruolo centrale nella riorganizzazione del sistema sanitario regionale”.

“Stiamo pagando”, ha concluso la sentatrice Silvestro, “un prezzo altissimo per leggi improvvide adottate a livello nazionale e locale. Dobbiamo avere l’onestà di dire che molte volte la rete sanitaria è stata un ammortizzatore sociale. Ma una volta fatti quadrare i conti potremmo investire sui livelli di assistenza e infine sui professionisti che hanno la necessità di avere risposte, perché se non investiamo sulle professionalità il sistema non riuscirebbe a reggere”.

Redazione Nurse Times

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