L’intelligenza artificiale, come noto, trova ormai numerosi sbocchi anche in campo sanitario. Le applicazioni vanno dai farmaci disegnati interamente con l’IA alle soluzioni utilizzate per effettuare monitoraggi, prevenzione e diagnosi più accurate.
Secondo l’Osservatorio sanità digitale del Politecnico di Milano, già oggi il 27% delle strutture sanitarie sta sperimentando strumenti che analizzano immagini e segnali per fini diagnostici o di trattamento con l’intelligenza artificiale. Tali strumenti sono utilizzati da un medico su quattro (il 23%) e dal 14% degli infermieri. Si parla di Ecg, Tac, risonanze, radiografie, angiografi che sfruttano algoritmi per migliorare la precisione delle diagnosi.
Ma l’intelligenza artificiale può essere utilizzata anche sui Chatbot progettati per rispondere ad alcune domande, emulando la conversazione umana. Ad oggi solo un medico su deici li ha utilizzati per cercare riferimenti scientifici rispetto a una determinata patologia, ma per circa la metà dei sanitari questa applicazione è promettente per il futuro.
I pericoli maggiori, in questo senso, potrebbero riguardare i cittadini interessati a cercare informazioni (il 52%), con uno su tre (il 32%) pronto a utilizzare l’intelligenza artificiale per farsi formulare una diagnosi sulla base dei sintomi.
“L’Europa – ricorda Chiara Sgarbossa, direttrice dell’Osservatorio sanità digitale del Politecnico di Milano, intervistata dal Sole 24 Ore – sta studiano un regolamento sull’intelligenza artificiale che dovrà chiarire le responsabilità anche legali che ha un medico quando prende decisioni sulla base dell’uso dell’intelligenza artificiale, e che magari causano un errore. È poi fondamentale che il medico si formi bene su come funziona un algoritmo e su quale tipologia di dati gli fornisce per arrivare alla sua decisione”.
Redazione Nurse Times
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