Il rinnovato ruolo delle strutture residenziali per anziani, la necessità di far arrivare infermieri stranieri e il contratto unico del sociosanitario. Questi i temi al centro del recente incontro tra il ministro della Salute, Orazio Schillaci, e la Fondazione Samaritanus, con Aris e Uneba, voci del non profit cattolico e di ispirazione cristiana.
L’incontro, chiesto dai vertici della Fondazione, aveva anche l’obiettivo di mettere al corrente il ministro di quanto realizzato in questi mesi per reperire all’estero infermieri da destinare alle strutture sociosanitarie aderenti alle associazioni.
“Sono pronto a collaborare per facilitare l’arrivo in Italia dei primi infermieri da voi selezionati all’estero”, ha assicurato Schillaci. Il futuro dell’assistenza ai più fragili passa per la disponibilità di personale motivato e formato. Al riguardo Fondazione Samaritanus ha presentato al ministro il proprio progetto Samaritanus Care, che mira ad agevolare l’inserimento di infermieri stranieri nelle strutture sanitarie e sociosanitarie, e ha evidenziato la necessità di semplificare l’iter di accesso.
Legge di Bilancio e Legge Anziani: le proposte del “Patto”
Aris e Uneba hanno illustrato al ministro Schillaci le proposte dal “Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza”, di cui fanno parte, sui decreti delegati della Legge Anziani e sulla Legge di Bilancio 2024. Qui il Governo compirà scelte decisive per il futuro dei servizi sociosanitari per anziani.
“Le strutture residenziali per anziani – si evidenzia nel documento consegnato al ministro da Fondazione Samaritanus, Aris e Uneba – dovranno finalizzare l’assistenza ai residenti in base alle loro caratteristiche, migliorando il rapporto tra la dimensione della cura professionale e quella delle relazioni di cura”.
È necessario definire requisiti strutturali e gestionali a livello nazionale per queste nuove strutture residenziali, stabilendo percorsi per la transizione delle strutture esistenti. E il privato non profit, hanno segnalato le associazioni al ministro, gestisce il 52% dei posti letto in strutture residenziali per anziani in Italia.
Rispondendo poi alla sollecitazione del ministro ad attivare il processo per la sottoscrizione dei Ccnl, è stato rappresentato che le Istituzioni associate hanno tutto l’interesse di raggiungere quanto prima un accordo con i sindacati per i nuovi contratti collettivi. Due sono le principali ragioni: 1) evitare che il personale lasci le strutture per andare a lavorare altrove; 2) favorire un clima aziendale migliore, prendendo in carico realmente le loro esigenze.
Purtroppo, però, è stato illustrato al ministro, non è semplice per le istituzioni associate assicurare tempestivamente l’uniformità dei Ccnl dell’area privata con quelli del Ssn: nelle strutture pubbliche esiste l’assoluta garanzia di copertura dei maggiori oneri, mentre nelle strutture private non esiste alcuna rassicurazione in tal senso, tant’è che la copertura del 50% dei maggiori oneri (promessa in occasione del rinnovo del Ccnl Sanità Privata del 2020, in sede di Conferenza delle Regioni) è stata considerata un enorme successo.
A dire il vero, è stato fatto notare al ministro, questo impegno è stato mantenuto solo da alcune Regioni, perché altre tardano l’adempimento o addirittura ne contestano la legittimità. Si rende assolutamente necessario, quindi, che venga introdotto un riconoscimento anche a favore delle strutture sociosanitarie private, in modo tale che la copertura parziale dei maggiori oneri diventi un finanziamento strutturale e non solo episodico.
Il ministro Schillaci, infine, ha appreso con soddisfazione dell’iniziativa di Aris Uneba Agidae, Agespi, Diaconia Valdese, Anffas e i sindacati Cisl Fp, Fisascat Cisl, Fp Cgil, Uil Fpl e Uiltucs per l’avvio di un percorso verso il contratto unico del settore sociosanitario. Schillaci ha incoraggiato a proseguire questo percorso, oltre a sollecitare il rinnovo dei contratti nazionali.
Redazione Nurse Times
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