A nome della community Italian Nurses Society, che riunisce oltre 800 infermieri italiani nel Regno Unito, e della pagina Facebook Infermieri italiani in UK, vogliamo esprimere il nostro sdegno per la vergognosa pagina dell’infermieristica italiana che si è consumata ieri sui social media.
Non mi riferisco all’infelice dichiarazione resa dal tal economista Forchielli in televisione, ma alla cagnara che si è scatenata in risposta ad essa. Leggere dall’estero il becero turpiloquio e gli scandalosi epiteti che sono stati proferiti ieri in alcuni articoli, come quello postato dalla collega Anna Di Martino, ci hanno subito richiamato alla mente l’enorme distanza, non solo geografica, che separa noi, da un buon numero di colleghi nella madrepatria.
Portiamo alta la bandiera italiana in Gran Bretagna, spendendo con impegno e dedizione quotidiana la nostra elevata professionalità, ottenendo ampi riconoscimenti. In qualche caso, già assurgendo a vette che sono ancora nei propositi e nei sogni di tanti di voi.
Diversi di noi sono specialisti, compreso il sottoscritto, alcuni già prescrivono farmaci od esami diagnostici, oppure eseguono interventi chirurgici in autonomia (avete letto bene). Stiamo accumulando un patrimonio enorme di conoscenze, che già ci stiamo impegnando a restituire, informandovi sulla sanità e sul nursing britannico.
Stiamo lottando con voi perché anche voi otteniate il riconoscimento delle competenze avanzate e specialistiche, che qui sono racchiuse, da 30 anni, nella figura del nurse practitioner.
Abbiamo fondato una community online caratterizzata dal rispetto e dalla solidarietà reciproca. In otto mesi, abbiamo affrontato ogni tema. Mai sono volate parole grosse, mai un membro è stato espulso.
Specchiatevi. Perché noi non riusciamo più a specchiarci in voi. Perlomeno non nella totalità della categoria infermieristica italiana, ma solo in una parte. Invece per alcuni soggetti, che ieri hanno disprezzato le più elementari regole di condotta professionale e del Codice penale, proviamo solo imbarazzo e sconforto.
Non lo siamo, in effetti. Soprattutto ricordandoci i motivi per cui siamo andati via. Per colpa di chi accetta condizioni di pseudoschiavitu’ e salari da fame.
Per colpa di chi non sciopera mai, di chi si disinteressa di tutto, di chi ignora le leggi e talora anche gli aspetti clinici della nostra professione, di chi ci tiene al riconoscimento del proprio ruolo, solo nella misura in cui può continuare a coltivare il proprio orticello, continuando però a chinare la testa di fronte ai potenti.
Non mi stupirei se costoro e chi, ieri, si è abbandonato a dichiarazioni irripetibili, fossero le stesse persone. Specchiatevi in noi, che siamo lontani non migliaia di chilometri, ma anni luce da questi soggetti, per i quali chiediamo l’immediata espulsione dal gruppo e il deferimento disciplinare.
Ovvero le stesse conseguenze che subiremmo noi, se ci comportassimo nello stesso indecente modo qui, nel Regno Unito.
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