Essere infermiera, ma… lavorare in un fast-food

Intervista a Yana, collega di Latina che, non riuscendo a trovare una degna occupazione come infermiera e dovendo in qualche modo sbarcare il lunario, è stata ‘costretta’ ad accettare l’offerta di lavoro di un noto fast-food. E da due anni è lì, che aspetta un’opportunità per lavorare in sanità ed intanto svolge qualche turno in ambulanza come ‘volontaria’.

La mia innata perspicacia mi suggerisce che tu non sia di origini italiane. Da dove “arriva” Yana Yasynska? Da quando è un’infermiera? E perché ha scelto di esserlo?

Sono di origine ucraina e mi sono trasferita in Italia insieme alla mia famiglia quando avevo 7 anni. Ho condotto tutti gli studi in Italia: ho frequentato il liceo classico, L’Università La Sapienza di Roma e mi sono laureata in Infermieristica l’11 novembre 2013.

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Questa mia passione per le professioni di aiuto è nata ai tempi del liceo, anche grazie a mia mamma e a mia nonna che hanno lavorato in ambito ospedaliero. Diciamo che… sono cresciuta in una famiglia di infermieri.

Quali erano le tue aspettative lavorative, appena laureata? E… nella realtà, poi, come è andata? Parlaci in breve delle tue esperienze professionali come infermiera.

Appena laureata, credo un po’ come tutti, mi sarebbe piaciuto entrare a lavorare in ospedale. Ho passato 3 anni di tirocinio bellissimi nell’ICOT di Latina a contatto con pazienti e colleghi. Nonostante l’evidente necessità di infermieri negli ospedali, non pensavo che sarebbe stato cosi complicato trovare lavoro. Ho iniziato così con qualche assistenza domiciliare: medicazioni, iniezioni e flebo a casa degli utenti. Ma da allora… niente. Ultimamente svolgo volontariato presso un’ambulanza privata, partecipando a diversi eventi dove è necessaria la presenza del mezzo di soccorso ed effettuando  servizio di trasporto infermi. Ho capito che l’emergenza/urgenza mi affascina molto.

Ti ho contattata perché so che, nonostante tu sia una professionista dell’assistenza, lavori da  diverso tempo presso McDonald’s. Approfondiamo la questione: perché mai un’infermiera si ritrova a lavorare in un fast food?

Esatto, è vero. Sono oramai 2 anni che lavoro presso il McDonald’s. Perché? Beh, non trovando nulla di concreto in ambito sanitario, sono stata costretta a cercare qualsiasi altro lavoro che mi garantisse delle entrate a fine mese; e così, in attesa di chiamate (mai arrivate) da parte di cliniche ed ospedali, ho accettato l’offerta di lavoro del noto fast-food. Che mi ha assunta. Sto continuando, logicamente, a formarmi e a cercare lavoro come infermiera… invano, al momento. E nell’attesa che qualcosa si sblocchi… servo ancora panini.

Oltre ad essere sfruttata, denigrata e non riconosciuta… qui in Italia, secondo te, la nostra professione è minacciata? Cosa ostacola veramente, a parte lo stipendio, la sua definitiva crescita? Da cosa devono difendersi, gli infermieri? Dai medici, dagli OSS, da determinati enti (…) o semplicemente… da loro stessi?

Penso che in Italia questa professione non venga valorizzata e apprezzata quanto dovrebbe. Non scopro di certo l’acqua calda, ma ci tengo a ribadirlo. Gli infermieri qui servono, ma non vengono assunti. Purtroppo i nostri colleghi in ospedale sono costretti a lavorare da soli con un numero elevato di pazienti, anche complessi, a cui non riescono ad erogare un’assistenza di qualità a causa delle risorse umane e materiali insufficienti. Secondo me la crescita degli infermieri continua ad essere ostacolata soprattutto dalla politica che viene adottata dallo stato italiano. Gli infermieri devono combattere per i loro diritti, per il loro lavoro, per la loro fatica e per l’amore che hanno verso le persone malate e bisognose. Rappresentano un punto di forza per tutte quelle persone che pensano di non farcela più e per le quali un conforto ed un sorriso, oltre ad un’assistenza qualitativamente accettabile, possono essere un grande aiuto.

Cosa sogni per il tuo futuro professionale?

Mi piacerebbe molto realizzarmi a livello professionale, mettendo finalmente in pratica quello che ho studiato. Vorrei imparare il più possibile, magari lavorando con il 118 o in qualche clinica d’Italia: sì, sono disposta anche a spostarmi altrove! Purtroppo al giorno d’oggi è richiesta sempre maggiore esperienza ma… i poveri neolaureati come diavolo fanno ad acquisirla, se non hanno mai la possibilità di iniziare a lavorare? Questo è uno dei punti per il quale sono abbastanza arrabbiata. Non è giusto essere scartati da tanti ospedali solo perché non si ha esperienza di almeno 2-3 anni. Spero che in questo qualcosa cambi presto e che le aziende diano finalmente a tutti la possibilità di poter lavorare.

Ci sono dei momenti in cui mi abbatto e mi domando: “ma cosa ho studiato a fare?” In altri, invece, penso che proprio non posso mollare, che devo continuare, cercare e insistere. In fondo vorrei fare qualcosa di bellissimo… aiutare gli altri. In breve… sogno di diventare una grande infermiera!

Un sincero in bocca al lupo, cara Yana. Grazie per la tua testimonianza che è senza dubbio un chiaro, emblematico, triste ed assurdo esempio di come in questo paese rovinato e spolpato da lupi senza ritegno, un po’ tutto stia funzionando al contrario.

Alessio Biondino

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