Massimo Randolfi

Infarto, scoperta la complicità del batterio escherichia coli

I ricercatori italiani che hanno condotto i test mirano allo sviluppo di un vaccino preventivo per gli individui a rischio.

Un team di scienziati italiani ha scoperto la complicità nell’infarto dell’escherichia coli, batterio dell’intestino che risulta in circolo nel sangue dei pazienti ed è presente anche nell’arteria ostruita che causa il malore. Resa nota dall’European Heart Journal e guidata da Francesco Violi, direttore della I Clinica Medica del Policlinico universitario Umberto I, la scoperta potrebbe portare allo sviluppo di farmaci per l’infarto, ma soprattutto di un vaccino preventivo per gli individui a rischio. “Siamo partiti dall’intuizione che alcuni batteri intestinali potessero avere un ruolo nello sviluppo dell’infarto – spiega Violi in un’intervista all’Ansa –. Da qui abbiamo avviato uno studio che è durato oltre quattro anni, scoprendo che i pazienti con infarto acuto presentavano alterazioni della permeabilità intestinale e contemporaneamente il batterio escherichia coli nel sangue e nel trombo. La nostra scoperta è coerente con quella di altri ricercatori in Usa, che hanno trovato diversi batteri intestinali nel sangue di pazienti infartuati”. Gli italiani hanno analizzato un campione di 150 individui
, di cui 50 con infarto in atto, 50 persone cardiopatiche, ma senza infarto, e 50 individui sani (gruppo di controllo). L’escherichia coli è stato rinvenuto solo nel sangue dei pazienti giunti in ospedale con infarto acuto, mentre non era presente nel sangue né di soggetti sani di controllo né di soggetti cardiopatici a rischio infarto. Gli esperti hanno poi studiato l’infarto su topolini a cui è stato iniettato il batterio intestinale e visto che anche nel modello animale il batterio si ritrova nelle maglie del trombo. Infine hanno rilevato che è possibile fermare l’infarto a livello sperimentale con una molecola specifica, che impedisce al batterio di legarsi con cellule immunitarie specifiche presenti nell’arteria dove è in atto la formazione del trombo. I prossimi passi porteranno a verificare se l’inibitore testato sugli animali possa divenire una cura d’urgenza per bloccare il trombo, e se un vaccino specifico contro l’escherichia coli possa funzionare nella prevenzione dell’infarto. Redazione Nurse Times  
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