Perugia 01.01.2018 Foto Settonce Photo Agency - Roberto Settonce Riproduzione vietata Nella foto: Ospedale Santa Maria della Misericordia Perugia
A Perugia un infermiere accusato di omicidio colposo per non aver saputo riconoscere un infarto in corso, scambiandolo per gastroenterite, è stato condannato a otto mesi di reclusione (pena sospesa)
I fatti risalgono al giorno di Natale del 2017, quando un 55enne accusò un malore e morì durante il tragitto verso l’ospedale Santa Maria della Misericordia. Per la Procura della Repubblica ci sarebbero stati “elementi di colpa, perché non furono rispettate le buone pratiche clinico-assistenziali e le linee guida ospedaliere”.
Il paziente fu infatti trasferito all’ospedale con un’ambulanza su cui c’era soltanto una infermiera, senza ecocardiografo e senza defibrillatore, e sarebbe addirittura sceso da solo, dal quarto piano del palazzo dove viveva, per raggiungere il mezzo di soccorso.
Le indagini si erano concluse con il rinvio a giudizio di due infermieri: il centralinista del 118 e la collega che andò a casa del 55enne. Il pm aveva chiesto di assolvere il primo e condannare la seconda, ma il Tribunale ha fatto l’esatto contrario: assolta l’infermiera e condannato il collega centralinista. La sentenza ha inoltre stabilito una provvisionale di 100mila euro per i famigliari dell’uomo deceduto, che si erano costituiti parte civile.
Redazione Nurse Times
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