La carenza cronica di infermieri che caratterizza le realtà ospedaliere svizzere ha spinto il sindacato di categoria a lanciare un'iniziativa popolare per valorizzare la professione
Attualmente non vengono formati meno del 50% del personale che sarebbe necessario per colmare il gap, spiega l’Associazione svizzera Infermieri (ASI) in un comunicato stampa. Inoltre il numero di persone che abbandona la professione è molto alto.
Per contrastare la situazione l’ASI e un comitato tra i quali figurano anche i consiglieri nazionali Marina Carobbio e Christian Lohr, hanno lanciato oggi la raccolta firme per l’iniziativa intitolata “Per cure infermieristiche forti (Iniziativa sulle cure infermieristiche)”.
Le richieste presentate nel testo rivolto alla Confederazione e Cantoni sono finalizzate al potenziamento della formazione nell’ambito delle cure infermieristiche, al miglioramento delle condizioni quali orario di lavoro e possibilità di formazioni continue) e riconoscimento a livello di legge l’autonomia di lavoro degli infermieri.
“Un infermiere deve potersi far pagare la prestazione senza un certificato medico se aiuta un paziente a infilare delle calze contenitive o a lavare i panni”, afferma la presidente dell’ASI Helena Zaugg, citata nella nota.
Secondo l’ASI è necessario adattare le condizioni di questa professione tipicamente femminile alla vita delle donne. Inoltre devono essere modificati i salari degli infermieri in formazione.
Le commissioni per la salute del Consiglio nazionale e degli Stati si erano in precedenza occupate di una modifica di legge per rafforzare la professione infermieristica.
Il testo è stato però bocciato lo scorso aprile dal Nazionale. Anche il Consiglio Federale ha espresso parere contrario per motivi finanziari e per non creare dei precedenti.
Concretamente si è tentato di permettere al personale di cura di acquisire maggiore autonomia.
Attualmente case di cura e infermieri indipendenti non possono fornire e fatturare alle casse malattia alcuna prestazione se non prescritta da un medico.
Il parlamento ha ignorato i segnali d’allarme del settore, conclude l’ASI.
L’associazione ha deciso quindi di rivolgersi direttamente alla popolazione.
Simone Gussoni
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