In Puglia servono infermieri: Opi Bari lancia l’allarme

Secondo la Regione, il gap da colmare riguarderebbe invece gli operatori sociosanitari.

C’è un dato nazionale che certificherebbe il fabbisogno di infermieri nel servizio sanitario pugliese. A fornirlo, nel corso del Forum Mediterraneo Sanità, ospitato alla Fiera del Levante di Bari, la presidente della Federazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche, Barbara Mangicavalli: “La Puglia ha una media 2,3-2,4 infermieri per medico. Tradotto in numeri dal nostro osservatorio, significa quasi 4mila infermieri. Certo, questo dato va letto all’interno di un contesto regionale e di un’eventuale modifica degli assetti organizzativi”.

Quel dato, però, paradossalmente non viene preso in considerazione dalla Regione Puglia. Anzi, proprio perché si sta parlando di un paradosso, nella nostra regione, secondo gli studi effettuati dalla Regione Puglia, non ci sarebbe bisogno di assumere infermieri nelle strutture pubbliche. Se c’è un gap da colmare, invece, bisogna guardare agli operatori sociosanitari.

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Lettura distorta, a giudizio del presidente dell’Ordine delle professioni infermieristiche della Provincia di Bari, Saverio Andreula (foto): “Secondo la Regione, l’accordo che prevede, nell’arco di tre anni, un fabbisogno di infermieri pari a zero le è stato per certi versi imposto dal Mef e dal ministero dell’Economie e delle Finanze e dal ministero della Salute. noi riteniamo invece che, nell’ambito della sua autonomia, la Regione aveva ampi margini di determinazione, e quindi ha fatto delle scelte politiche. La scelta è stata quella di rideterminare il rapporto tra infermieri in servizio e operatori sociosanitari, deducendo che il Sistema sanitario Pugliese, per raggiungere un dato di equilibrio, deve assumere circa 3mila Oss e zero infermieri”

.

L’appuntamento barese è stato incentrato anche su un altro tema caldo della sanità regionale: la proposta di revisione dei protocolli del servizio di emergenza-urgenza, anche alla luce dalla nuova legge che istituisce l’Azienda regionale dell’emergenza/urgenza. Con infermieri a reclamare più autonomia nell’applicazione dei protocolli e i medici a ribadire l’infungibilità del proprio ruolo.

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