Il sindacato Fials (Federazione italiana autonomie locali e sanità) della provincia di Bologna denuncia ancora una volta le gravi criticità che in questi giorni si stanno verificando all’ospedale Santa Maria della Scaletta di Imola, specialmente nel servizio di Emergenza-Uegenza e in diversi reparti, dovute alle solite carenze di organico e cattiva organizzazione, con il rischio che tale situazioni perduri per tutto il periodo invernale a causa del solito picco influenzale. In particolare:
A fare le spese del picco influenzale, così, non sono solo i pazienti febbricitanti, ma anche quelli che avevano programmato un’operazione chirurgica o un ricovero non d’urgenza. Tutto rinviato a data da destinarsi. C’è bisogno dei letti per il malanno di stagione. Come c’è bisogno di organici al completo, oltre che di professionisti messi in condizioni di erogare prestazioni adeguate in termini di efficacia ed efficienza.
Come può il personale farsi sempre carico delle carenze organizzative di questa azienda, quando già spremuto e sfruttato da anni di blocco del turnover? Si osservano condizioni di lavoro non più sostenibili , in particolare una generalizzazione di doppi turni e “lunghe”, riposi e ferie che saltano, continui richiami in servizio, carenza di personale cronica, con una forte difficoltà di tenuta dei livelli minimi di sicurezza assistenziale per i lavoratori e per i pazienti e, di riflesso, l’impossibilità di concedere ai lavoratori diritti contrattualmente definiti (permessi per cause particolari, permessi donazione sangue, permessi studio, ecc.).
Per questo Fials si dice pronta a dichiarare lo stato d’agitazione sindacale dei lavoratori del comparto, in conformità con quanto disposto in applicazione della legge 146/90, così come modificata dalla legge 83/2000, art.2, comma 2 . Vediamo come ogni anno insorgano le stesse criticità in questo periodo. Sarà forse il caso di adottare interventi definitivi e risolutivi, invece di intervenire come se fosse un evento inaspettato a carattere d’urgenza? Di fatto c’è bisogno di letti e “l’ultima spiaggia” è quella di prendere i posti normalmente destinati ad altri usi.
Gli ospedali diffondono i dati che hanno portato a queste misure, previste da un piano regionale poi declinato dalle diverse strutture, regione stessa che regolamenta i piani relativi alle assunzioni. Perché hanno ridotto e ridurranno i posti letto? Perché non si riescono mai a gestire le criticità, se non sulla pelle dei lavoratori? In ogni caso, quello che per definizione è un male di stagione, ricorrente e prevedibile, ha costretto ancora una volta l’ospedale a misure straordinarie.
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