La rimozione dell’auricola sinistra riduce il rischio di ictus di oltre un terzo nei pazienti con fibrillazione atriale e semplice intervento chirurgico può salvare i pazienti con aritmia cardiaca da fibrillazione atriale da ictus spesso letali. Ad affermarlo è uno studio internazionale condotto dalla Università di Foggia in collaborazione con la McMaster University di Hamilton, Ontario, Canada.
I ricercatori, riporta foggiatoday.it, hanno scoperto che la rimozione dell’auricola sinistra, un tessuto inutilizzato simile a un dito, residuo dello sviluppo embrionale con poche funzioni nella vita adulta, riduce il rischio di ictus di oltre un terzo nei pazienti con fibrillazione atriale. Infatti, è ben dimostrato che l’auricola può intrappolare il sangue nell’atrio sinistro e aumentare il rischio di formazione di coaguli nei soggetti con fibrillazione atriale.
Lo studio è stato condotto in collaborazione con Richard Whitlock del Population Health Research Institute (PHRI), della McMaster University di Hamilton (Ontario, Canada).
“I risultati di questo studio cambieranno immediatamente la pratica perché questa procedura è semplice, rapida e sicura per il 15% dei pazienti sottoposti a cardiochirurgia con fibrillazione atriale. Ciò eviterà un grande fardello di sofferenza a causa di ictus” spiega il prof. Domenico Paparella, nuovo docente cardiochirurgo dell’Università di Foggia, co-autore dello studio. I risultati sono stati rapidamente pubblicati dal New England Journal of Medicine, la più prestigiosa rivista di medicina, e presentati nei giorni scorsi al congresso dell’American College of Cardiology.
Lo studio ha monitorato 4.811 persone in 27 paesi che convivono con fibrillazione atriale e assumono farmaci anticoagulanti. I pazienti consenzienti con fibrillazione atriale che dovevano sottoporsi ad un intervento cardiochirurgico sono stati selezionati in modo casuale per la chiusura dell’auricola sinistra ed i risultati clinici confrontati con quelli di un egual numero di pazienti che hanno assunto solo farmaci. Sono stati tutti seguiti per una media di quattro anni.
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