Il miglioramento della qualità della vita nel paziente affetto da BPCO

Introduzione di Giuseppe Papagni 

Vi presentiamo di seguito l’abstract della tesi sperimentale presentato dalla collega Teresa Pescatore dedicata al paziente affetto da broncopneumopatia cronico-ostruttiva. I risultati ottenuti sono davvero interessanti e rilanciano la figura dell’infermiere di famiglia (presente nella riforma sanitaria Lombarda) come riferimento importante per una sanità attenta ai bisogni della popolazione.

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La redazione di NurseTimes complimentandosi con la collega Teresa Pescatore per l’ottimo lavoro di ricerca svolto, offre la possibilità a tutti i nostri lettori di condividerne i risultati, ponendo l’attenzione sull’importanza della ricerca infermieristica, fattore importante per il rilancio del nostro Sistema Sanitario Nazionale.

NurseTimes da sempre a favore della ricerca con una maggiore presenza di infermieri all’interno del circuito formativo universitario come garanzia di qualità, un valore aggiunto alla formazione universitaria infermieristica inseguendo l’istituzione della “Facoltà di Nursing” su modello anglosassone.

Dott.ssa Pescatore Teresa

IL MIGLIORAMENTO DELLA QUALITA’ DELLA VITA NEL PAZIENTE AFFETTO DA BPCO

Abstract

Background
La broncopneumopatia cronica ostruttiva è una condizione patologica cronica dell’apparato respiratorio caratterizzata da ostruzione del flusso aereo e parzialmente reversibile a cui contribuiscono in varia misura alterazioni bronchiali del parenchima.  Si tratta di una patologia invalidante in quanto interferisce con le attività giornaliere più semplici come lavarsi, vestirsi, parlare, andando a peggiorare notevolmente la qualità di vita di un paziente affetto.

Obiettivo
L’obiettivo di questo lavoro è stato quello di dimostrare quanto educazione sanitaria e monitoraggio costante dei pazienti (effettuati dalla figura professionale dell’infermiere di famiglia attraverso una chiamata telefonica settimanale) siano efficaci nel migliorare notevolmente la gestione della patologia e quindi la qualità della vita stessa dei pazienti affetti da BPCO.

Design
Studio clinico randomizzato

Setting
Ambulatorio Pneumologia D.S.S. ASL BA

Population
61 pazienti affetti da BPCO (53 maschi e 8 femmine)

Metodo
Lo studio è stato effettuato su un campione totale random di 132 pazienti, dei quali 61 sono andati a costituire il GS (gruppo studio) e sono stati sottoposti ad educazione sanitaria attraverso la telefonata settimanale. I rimanenti 71 pazienti hanno costituito il GC (gruppo controllo). Per questi ultimi non veniva effettuata nessuna telefonata settimanale. Entrambi i gruppi erano costituiti da pazienti affetti da BPCO a diversi stadi. Entrambi i gruppi erano simili per età, stato clinico della patologia e confermavano il trend prettamente maschile della BPCO.

Risultati
Dai dati raccolti e dall’analisi statistica del GS verso il GC è emersa significatività statistica p = 0,000 per la correzione di stili di vita come attività fisica e alimentazione. Si è ottenuta significatività statistica p < 0,05  per la riduzione dell’abitudine tabagica e per il miglioramento notevole di segni e sintomi della patologia. Si è riscontrata significatività p = 0,000 per la riduzione della dispnea e la riduzione delle difficoltà  incontrate dal paziente nell’affrontare le attività di vita quotidiana.

Clinical impact
Nella gestione di patologie croniche e invalidanti come la BPCO potrebbe essere determinante la figura dell’infermiere di famiglia in quanto attraverso un attento monitoraggio dei pazienti  e l’educazione sanitaria costante, produrrebbe una rilevanza positiva sugli effetti della patologia, evitandone le riacutizzazioni, traendone maggiori benefici  sullo stato generale del paziente migliorandone la qualità della vita.

Conclusioni
Una delle caratteristiche della BPCO, è quella di incidere, talora in modo significativo, sulle abitudini di vita di chi ne è affetto, riducendo la capacità di socializzazione del paziente, limitando progressivamente il grado di autonomia dello stesso nell’affrontare anche le più semplici attività di vita quotidiana come lavarsi o vestirsi, e incidendo fortemente quindi sulla qualità di vita generale dei pazienti affetti.
Nella maggior parte dei casi, i pazienti affetti da BPCO, sono soggetti anziani e fragili, per i quali è difficile affrontare in solitudine tale patologia cronica e spesso invalidante.
Lo studio in esame, ha voluto non solo mettere in risalto, attraverso la valutazione dei segni e dei sintomi della patologia, lo stato clinico del paziente affetto da BPCO, ma essenzialmente ha voluto sottolineare i possibili benefici che si potrebbero ottenere da una assistenza infermieristica che non si limita ad interventi curativi, ma che pone l’accento sulla promozione della salute e la prevenzione della patologia, attraverso il controllo e la riduzione dei fattori di rischio; pone l’accento sulla educazione e informazione dei pazienti effettuando una assistenza infermieristica personalizzata, che si basa sui bisogni e le difficoltà individuali del paziente mettendo quest’ultimo al centro del processo di assistenza.


Alla figura dell’infermiere del territorio, spetta quindi possedere caratteristiche fondamentali, che lo rendono in grado non solo di eseguire assistenza in ambito ospedaliero, ma anche e soprattutto a domicilio, cercando di entrare in un rapporto
intimo col paziente, fatto di supporto e fiducia.
Un paziente anziano, e fragile, affetto da diverse patologie, che deve convivere con la BPCO, necessita di un trattamento che non può essere solo farmacologico e che non si può limitare all’utilizzo dei farmaci. Necessita di supporto costante e periodico, anche morale e psicologico che gli deve essere offerto dalla figura dell’infermiere che monitorizza costantemente la sua situazione clinica, e che soprattutto effettua interventi di educazione sanitaria, al fine di migliorare la gestione della malattia e la convivenza con quest’ultima.
Durante lo studio, ho potuto riscontrare personalmente quanto fosse fondamentale ed efficace, per i pazienti sottoposti ad educazione sanitaria, avere il supporto costante di un infermiere che settimanalmente si preoccupava di contattarli per impartire informazioni e consigli, e verificare che questi fossero messi in atto. I pazienti, sentendosi meno soli nell’affrontare le difficoltà derivanti dalla patologia, si sentivano al contempo anche più spronati a rafforzare il rapporto di fiducia instauratosi con l’infermiere e contemporaneamente a seguire più scrupolosamente corretti stili di vita e l’aderenza alla terapia, traendone maggiori benefici sullo stato generale della qualità della vita.
Ad esempio, convincere il paziente della necessità di cessare l’abitudine tabagica, ha la massima importanza nell’influenzare l’andamento della malattia e quindi è il momento fondamentale del processo educativo.
Dallo studio è emerso che, l’educazione sanitaria ha un ruolo chiave infatti nel promuovere corretti stili di vita, l’acquisizione di capacità specifiche, l’abilità di convivere con la malattia e lo stato di salute e la gestione delle riacutizzazioni.
L’elaborato inoltre, dimostra quanto l’educazione sanitaria periodica e costante effettuata nei confronti dei soggetti del gruppo studio, possa, a distanza di tempo, avere una rilevanza positiva sugli effetti della patologia e sul conseguente miglioramento dello stile di vita. I programmi educativi, per condurre a beneficio, devono quindi essere rivolti al self management e non limitarsi a fornire informazioni relative alla patologia e al suo trattamento.
In questo panorama attuale, dove l’invecchiamento della popolazione, l’esplosione delle patologie croniche come la BPCO e la crisi economica la fanno da padrona, si dovrebbe prestare più attenzione ai possibili contributi dati dalla figura dell’infermiere in ambito territoriale, basati sull’educazione terapeutica e sull’educazione alla salute di persone, famiglie, comunità. Bisognerebbe maggiormente mettere in pratica alcuni concetti e criteri, come l’importanza del supporto morale e la supervisione costante sui corretti stili di vita del paziente, concetti altrimenti destinati a rimanere suggestioni e buone intenzioni.
Attraverso l’educazione sanitaria è possibile ottenere, da persone affette da patologie croniche invalidanti come la BPCO, il coinvolgimento attivo nei processi di cambiamento che consentono il raggiungimento di buoni livelli di autoefficacia nella gestione del proprio stile di vita e della propria salute.
Sulla base dei risultati positivi ottenuti dallo studio, che vedono un miglioramento della qualità della vita dei pazienti, sarebbe opportuno valutare eventuali possibilità di sviluppi del nursing, che mirino ad acquisire le migliori strategie da mettere in atto in materia di educazione alle persone, alle famiglie e alle comunità.

Negli allegati che vi presentiamo sono riportati i grafici e le tabelle più importanti che riportano la significatività statistica dei dati che sono stati elaborati.

  1. Attività fisica e corretta alimentazione
  2. Miglioramento della qualità di vita
  3. Miglioramento di segni e sintomi della patologia
  4. Riduzione abitudini tabagiche
  5. Riduzione dispnea e difficoltà di vita quotidiana

 

La tesi  di Teresa Pescatore in allegato:

L’importante ruolo dell’infermiere di famiglia nella gestione dei pazienti affetti da BPCO

Il miglioramento della qualità della vita nel paziente affetto da broncopneumopatia cronico-ostruttiva – Studio

Giuseppe Papagni

Nato a Bisceglie, nella sesta provincia pugliese, infermiere dal 94, fondatore del gruppo Facebook "infermiere professionista della salute", impegnato nella rappresentanza professionale, la sua passione per l'infermieristica vede la sua massima espressione nella realizzazione del progetto NurseTimes...

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Giuseppe Papagni

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