Il caso di Vera Rigano in coma dopo una caduta in Inghilterra

Vera trasferita da qualche tempo in Inghilterra per lavorare come carer, una delle tante figure di supporto della sanità britannica

Vera Rigano è una donna di 38 anni, originaria di Santa Teresa di Riva, un paesino della provincia messinese

Vera si è trasferita da qualche tempo in Inghilterra, più precisamente a Birmingham, per lavorare come carer (una delle tante figure di supporto della sanità britannica), per conto un’agenzia che offre servizi di assistenza a soggetti con disabilità, disturbi mentali e difficoltà di apprendimento.

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Alla fine di luglio, mentre presta servizio in una care home, Vera si accascia e perde i sensi.

Entra in coma.

Da quel momento in poi, non riprende più conoscenza.

Trascorre circa un mese.

L’ospedale pubblico che l’assiste comunica ai familiari che, se vogliono che Vera continui ad essere curata, dovranno accollarsene le ingenti spese.

La famiglia decide allora di riportarla in Italia, attivando una raccolta fondi che, grazie anche al Sindaco della piccola cittadina messinese ed al tam tam sui giornali locali e poi nazionali, riesce a raggiungere in breve tempo la somma necessaria al trasporto in ambulanza.

Mentre questo articolo viene pubblicato, la 38enne dovrebbe essere già ricoverata in un istituto specializzato di Brescia, la Fondazione Poliambulanza.

In un secondo momento verrà trasferita a Messina, presso il Centro Neurolesi Bonino-Pulejo.

Fin qui i fatti di una vicenda solo in parte a lieto fine, fintantoché Vera non si sarà risvegliata – e ci auguriamo tutti che ciò avvenga a breve.

Ma nel racconto in formato “copia e incolla” di innumerevoli testate giornalistiche – anche infermieristiche – c’è un aspetto che ha fatto sobbalzare dalla sedia tutti gli infermieri italiani che lavorano

(od hanno lavorato) in UK.

Il National Health Service, infatti, sventola fin dalla sua costituzione, avvenuta nel lontano 1948, la bandiera della gratuità delle cure per tutti: britannici e non.

Le uniche limitazioni riguardano il versamento di un contributo di 9 sterline per l’acquisto di farmaci, qualora non si rientri nelle fasce di esenzione, nonché l’accesso ai soli servizi di emergenza-urgenza, per chi non risieda stabilmente nel Paese.

Più o meno come in Italia. 

Contrariamente a quanto ipotizzato in altri articoli che ho avuto modo di leggere, il principio della gratuità non è stato mai intaccato, né dai profondi tagli alla sanità britannica decisi dai Governi Tories, né dalla Brexit, poiché la Gran Bretagna è ad oggi ancora membro, a tutti gli effetti, dell’Unione Europea.

La decisione di interrompere l’assistenza gratuita per la nostra connazionale, pertanto, trae origine da motivazioni certamente più complesse di un semplice “rifiuto dell’NHS”, come riportato dalla stampa italiana, che non si è mai degnata di chiarire questa circostanza.

Né la famiglia, né le istituzioni consolari o siciliane hanno inoltre rilasciato dichiarazioni ufficiali.

E’ piuttosto improbabile, quindi, che si possa trovare una risposta all’interrogativo.

Ma a questo punto è più opportuno lasciare da parte le supposizioni e stringere in un virtuale abbraccio Vera e la sua famiglia.

Luigi D’Onofrio, Italian Nurses Society

Luigi D'Onofrio

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