In particolar modo, gli IPP (INIBITORI DI POMPA PROTONICA) inibiscono l’enzima gastrico H+/K+-ATPasi, detto anche “pompa protonica”,
In particolar modo, gli IPP (INIBITORI DI POMPA PROTONICA) inibiscono l’enzima gastrico H+/K+-ATPasi, detto anche “pompa protonica”, catalizzatore dello scambio degli ioni H+ e K+ a livello dello stomaco: questo meccanismo d’azione provoca l’inibizione della secrezione acida gastrica.
Infatti l’uso di farmaci inibitori della pompa protonica (IPP) può aumentare fino al 20% il rischio di sviluppare problemi alla funzionalità renale. Secondo i ricercatori, l’uso di questi farmaci si associa anche ad un rischio quattro volte maggiore di sviluppare insufficienza renale. Le persone più a rischio sono gli uomini dai 65 anni di età in poi.
La ricerca, apparsa in Pharmacotherapy, è uno dei primi grandi studi a lungo termine per esaminare gli effetti dei IPP sulla funzione renale. I ricercatori hanno esaminato i dati sulla salute di oltre 190.000 pazienti per un periodo di 15 anni.
l funzionamento degli inibitori della pompa protonica è abbastanza semplice. Il trattamento con inibitori della pompa protonica riduce la produzione dell’acido nello stomaco facilitando la guarigione dalla gastrite o da reflusso gastro-esofageo.
A causa del reflusso acido e delle condizioni correlate che richiedono solo un trattamento a breve termine con gli IPP, aggiunge, fino al 70% dei pazienti abusa di questi farmaci senza benefici e sperimenta effetti collaterali non necessari.
I ricercatori hanno confrontato la salute dei reni tra i pazienti sottoposti a terapia con farmaci inibitori della pompa protonica e quella dei pazienti che non lo hanno fatto. Gli IPP esaminati dai ricercatori includevano esomeprazolo, lansoprazolo, omeprazolo, pantoprazolo e rabeprazolo .
Era già stata descritta l’associazione tra uso di IPP e il rischio di nefrite interstiziale acuta ma non era noto se l’esposizione ai IPP fosse associata all’incidenza di nefropatia cronica (Ckd), alla sua progressione o alla malattia renale all’ultimo stadio.
Per verificare queste eventualità Al-Aly e colleghi hanno fatto uso delle banche dati nazionali del Department of veterans affairs per costruire una coorte principale di nuovi utilizzatori di IPP (n = 173.321) e una di nuovi utilizzatori di antagonisti dei recettori H2 dell’istamina (H2-antagonisti; n = 20.270) – classe alternativa di farmaci antiacidi qui usati per creare un gruppo controllo.
Questi pazienti sono stati poi seguiti per un periodo di 5 anni per accertare gli outcome renali. Al follow-up il gruppo IPP, rispetto al gruppo H2-antagonisti, ha fatto registrare un aumento del rischio di ridotta funzionalità renale (eGfr <60 ml/min per 1,73 m2) e di Ckd rispettivamente del 22% e 28%.
CALABRESE Michele
Fonte:
accesspharmacy.mhmedical.com
jamanetwork.com
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